
Magni Mentre i quattro amici si stavano salutando dopo aver combattuto per tutto il pomeriggio partite a scopa d’assi seduti al...
Magni
Mentre i quattro amici si stavano salutando dopo aver combattuto per tutto il pomeriggio partite a scopa d’assi seduti al tavolo del circolo degli anziani, Carletto ha annunciato che per qualche giorno lui non si sarebbe fatto vedere e che quindi i tre compagni superstiti avrebbero dovuto cercare un quarto per "fare il tavolo". Un po’ sorpresi gli amici tornati in pace, hanno chiesto a Carletto la ragione di questa sua assenza. Ha spiegato. "Perché devi fa San Martin". Gli amici hanno capito. Carletto aveva adoperato un modo di dire assai colorito per dire che una deve fare il trasloco della casa. Operazione che richiede tempo e fatica. Il modo di dire è molto bello e carico di storia. L’abbiamo ritrovato leggendo un libro che raccontata dei lavoratori della provincia di Como prima dell’Unità d’Italia, dal 1815 al 1862. Il volume ha per titolo "Erano tempi così", di Fabrizio Carrocci, edito da Dominioni di Como. Il capitolo dedicato agli agricoltori racconta che "da secoli i contratti agrari terminavano e iniziavano l’11 di novembre, giorno di San Martino", perché vi era la certezza che tutte le coltivazioni fossero concluse. Capitava però che "el paisan" non riuscisse a sostenere le spese di affitto imposte dal di solito esoso proprietario e quindi doveva traslocare trasportando sul carro le povere cose di casa. "Fa San Martin" divenne così colorato sinonimo di trasloco. Il lavoro di Cartocci è molto importante e va molto oltre questa storia dei contadini costretti a "fa San Martin". È indagine storica molto approfondita. A Milano però si usava dire "fare San Michele". I contratti scadevano il 29 settembre giorno di San Michele. Lo usa Carlo Porta in un sonetto nel quale irride i francesi in fuga da Milano: "Paracar che scappee de Lombardia / se ve dan quaj moment de vardà indree / dee on’oggiada e fee a ment / con che legria se festeggia sto voster sant Michee". Li chiama "paracar" perché i soldati stavano sempre immobili nelle strade come paracarri a controllare il popolo.
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