NICOLA PALMA E PAOLA PIOPPI
Cronaca

Poliziotti sulla frontiera svizzera: “Missioni estere: la paga va alzata”. Firmato, re Vittorio Emanuele III

Agenti impegnati in pattugliamenti oltreconfine con i colleghi elvetici: da 12 euro di “diaria” a oltre 134. Lo hanno stabilito i giudici del Tar sulla base di un Regio decreto. “Il Viminale corrisponda gli arretrati”

Agenti di polizia italiani e colleghi della polizia cantonale in servizio a Ponte Chiasso Nonostante lo spostamento ridotto richiesto si tratta per le divise comunque di missioni fuori dai confini

Agenti di polizia italiani e colleghi della polizia cantonale in servizio a Ponte Chiasso Nonostante lo spostamento ridotto richiesto si tratta per le divise comunque di missioni fuori dai confini

Milano, 8 gennaio 2025 – “Per grazia di Dio e volontà della Nazione”, il Re d’Italia stabilisce all’articolo 1 che “ai personali civili e militari dello Stato, destinati in missione all’estero, sono corrisposte le seguenti indennità giornaliere,con l’aumento del relativo aggio sull’oro”. Seguono le cifre, rigorosamente in lire, da corrispondere ogni giorno a “caporali, soldati e gradi equiparati”, su su fino al “personale del 1° grado”. È a questo regio decreto di quasi un secolo fa, firmato dal re Vittorio Emanuele III di Savoia e vistato dall’allora Guardasigilli Alfredo Rocco, che si è rifatto il Tar della Lombardia per sancire che anche dieci poliziotti di stanza a Ponte Chiasso, al confine tra Italia e Svizzera, hanno diritto a percepire l’indennità di missione all’estero per i servizi di pattugliamento misto coi colleghi elvetici.

In sostanza, gli agenti in servizio, rappresentati dall’avvocato Antonio Arciero, si sono rivolti al Tribunale amministrativo per chiedere di essere equiparati agli esponenti delle forze dell’ordine che vengono inviati fuori dall’Italia per periodi più o meno lunghi. Tradotto: non 12 euro lordi giornalieri per ciascun servizio come indennità di missione nazionale e indennità di servizio esterno, bensì la più ben remunerativa indennità da 134,39 euro lordi. E hanno avuto ragione, se è vero che il collegio presieduto da Gabriele Nunziata ha condannato il Ministero dell’Interno a pagare i cinque anni di arretrati tra il 22 gennaio 2019 e il 22 gennaio 2024.

Il lavoro congiunto delle pattuglie italo-svizzere riguarda soprattutto operazioni definite di “alto impatto”, con controlli periodici mirati sui pullman che svolgono il servizio transfrontaliero o altri particolari vettori per i quali gli accordi di Schengen non prevedono monitoraggi sistematici. Lo stesso vale quando si rende necessario un rafforzamento dei controlli del traffico tra i due Paesi, a ridosso delle dogane di Ponte Chiasso e Brogeda: punti nevralgici di transito da decine di migliaia di veicoli e persone al giorno, asse privilegiato dei collegamenti tra Sud e Nord Europa. Le altre attività si concentrano sulle rispettive fasce di retrovalico, dove i controlli dinamici – che si spostano in base alle necessità e a segnalazioni o informazioni di potenziali illeciti – da anni stanno dando risultati di gran lunga superiori a quelli effettuati ai posti di controllo fissi dei valichi.

Per questo tipo di attività, gli agenti italiani escono dal territorio nazionale, “fino a 15 chilometri dal confine più vicino”. Da qui la richiesta di indennità da missione all’estero. Una richiesta legittima per i giudici, che hanno scritto nelle motivazioni che i pattugliamenti transfrontalieri non possono essere paragonati al presidio statico di stazioni ferroviarie di confine o dogane internazionali, che prevede invece la sola indennità di trasferta “nella misura e con le modalità previste per l’interno”.