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La tragedia dell'attore comasco: giallo sul copione cambiato

Un finale diverso rispetto al copione originario. Una corda invece di una pistola. Sarebbe questo l’ultimo particolare che emerge intorno all’impiccagione di Raphael Schumacher nel giardino del Teatro Lux

Raphael Schumacher

Brunate (Como), 2 febbraio 2016 - «Ho capito immediatamante che qualcosa non andava. Ho visto il corpo di Raphael appeso all’albero, tremante. Quel tremore non poteva essere finto ho capito immediatamante che qualcosa non andava», ha ribadito ieri al sostituto procuratore la neodottoressa che sabato notte si è accorta per prima di quello che stava succedendo nel cortile del Teatro Lux di Pisa. Agli inquirenti ha ricostruito di nuovo quegli attimi in sequenza. «Appena ho visto il 27enne appeso, gli ho sentito il polso che stava andando via». Ed è allora che ha cercato di attirare l’attenzione di altre persone presenti che non si erano accorte di nulla. Al momento resta ancora un dubbio perché le testimonianze sono discordanti sulla posizione del cubo-pedana sul quale si era issato l’attore. La polizia non esclude ancora alcuna ipotesi. E per questo preziosi, nella ricostruzione, saranno, oltre che i colleghi e gli spettatori, anche gli amici e telefonate o messaggini a loro rivolti. Raphael, un ragazzo molto appassionato, pieno di talento, un attore con un futuro sicuro, lo descrivono i suoi maestri, ha perso il padre un anno e mezzo fa e da poco, hanno riferito le persone a lui più vicine, «era stato lasciato dalla ragazza».

Intanto spunta un giallo: un finale diverso, rispetto al copione originario. Una corda invece di una pistola. Sarebbe questo l’ultimo particolare che emerge intorno all’impiccagione di Raphael Schumacher, nel giardino esterno del Lux, in quella che avrebbe dovuto essere la lunga notte di «Miraggi». A rivelare il presunto cambio di rotta – deciso autonomamente dal giovane attore lombardo – sono i due responsabili dell’associazione The Thing, che gestisce il teatro di piazza Santa Caterina, ora sotto sequestro: «Il monologo – affermano Andrea Vescio e Gabriele De Luca - prevedeva un finto colpo di pistola ma alla fine lui ha deciso per il cappio, senza comunicarcelo». Quattro-cinque minuti. Un tempo infinito, nel quale si è consumata la tragedia. Cinque minuti, dei quali nessuno sa nulla e un epilogo «sconcertante» come ha detto ieri il procuratore Alessandro Crini.

La Procura, almeno in attesa di chiarire i contorni esatti della dinamica, ha aperto un fascicolo per lesioni personali colpose e cerca riscontri nell’ambito di un possibile infortunio sul lavoro. Al momento non ci sono indagati e resta comunque in piedi anche l’ipotesi del suicidio. Il puzzle da rimettere in ordine, del resto, è complesso. «Interpretava un monologo incentrato sul disagio e le difficoltà esistenziali di un quindicenne concludendo la rappresentazione con la simulazione di una impiccagione» spiega il pm Giancarlo Domjnianni, titolare dell’inchiesta. Ammesso un solo spettatore alla volta, chiamato a interagire con l’attore. E in effetti la prima performance si era svolta regolarmente. «Schumacher – aggiunge il magistrato – doveva solo appoggiare il mento sul cappio e poi la rappresentazione terminava». La struttura nel frattempo è sotto sequestro.