Uggiate con Ronago (Como) – Riconoscimento di residenze inesistenti per decine di brasiliani che ottenevano la cittadinanza italiana: un’indagine della Squadra Mobile, che a fine luglio era sfociata in due ordinanze di custodia cautelare che avevano messo fine a un sistema i cui referenti erano due donne. Ora il sostituto procuratore di Como Antonia Pavan, ha concluso le indagini, formalizzando le accuse nei confronti di Isabella Barelli, 52 anni di Bizzarone, ufficiale dell’anagrafe di Uggiate con Ronago, finita agli arresti domiciliari. È invece stata stralciata la coimputata, Cinthia Roberta Goncalves, brasiliana con casa a Morbio Inferiore in Canton Ticino, titolare di una agenzia di intermediazione, per cui era stata emessa la custodia cautelare in carcere, che ha deciso di patteggiare due anni di reclusione con pena sospesa.
L’accusa parla di falso in atto pubblico e di falso ideologico in concorso: nell’arco di circa due anni, da febbraio 2022 a gennaio 2024, certificando residenze inesistenti, sarebbero riuscite a far ottenere la cittadinanza italiana a 171 brasiliani, uomini e donne.
Tutti i beneficiari di questo canale agevolato, hanno una discendenza italiana diretta, e hanno quindi diritto alla cittadinanza “iure sanguinis”, se risiedono stabilmente in Italia. La richiesta comporta tuttavia tempi lunghissimi, anche dieci anni. La Goncalves, grazie all’aiuto della Barelli, aveva quindi organizzato un canale che garantiva di ottenere lo status in tempi brevi, previo pagamento di 3.500 euro a pratica. Un guadagno incassato unicamente dall’intermediatrice, senza alcun beneficio economico per la dipendente dell’anagrafe. Con questo sistema, l’agenzia garantiva l’arrivo in Italia, l’ottenimento della residenza abituale fittizia in quattro abitazioni di Uggiate, il pagamento dei proprietari di casa per firmare false dichiarazioni di ospitalità, e l’iscrizione all’anagrafe. Fase, quest’ultima, in cui sarebbe intervenuta la Barelli.
L’indagine era partita dalla segnalazione di un’altra dipendente comunale. Era così emerso che le attestazioni di residenza redatte dalla Barelli, fondamentali per l’accoglimento della richiesta, non avevano nessuna corrispondenza nella realtà.