Como, 18 dicembre 2018 - Non c'è niente da fare, la cena del ristorante è più buona se la si può gustare nell’intimità del proprio appartamento, a patto di trovare qualcuno disposto a portarla fino al nostro pianerottolo al giusto prezzo. A Milano con Foodora e gli altri operatori nei mesi scorsi era quasi scoppiata una rivolta, esplosa in maniera rumorosa anche sotto le finestre di Palazzo Marino, quando si era scoperto che per una consegna i ragazzi in bicicletta arrivano a incassare circa 3 euro, trattati come “padroncini” anche se il loro unico mezzo erano la bicicletta e le gambe, passibili addirittura di licenziamento via sms. Abbastanza per mandare di traverso la cena ai benpensanti che fino ad allora avevano omesso di considerare che il prezzo della loro comodità era probabilmente pagato da altri.
In Svizzera hanno risolto il problema, almeno per ora, pagando i fattorini del “food delivery” attorno ai 20 franchi l’ora che al cambio fanno quasi 18 euro. Certo da queste parti si tratta di un salario da fame, ma qualche frontaliere ci sta già pensando. Del resto anche in Canton Ticino mangiare i piatti del ristorante a casa propria piace eccome, negli ultimi cinque anni i locali che offrono questo servizio ai loro clienti sono passati da 32 a 78 e la domanda da parte dei clienti è in continua crescita. A Lugano ad esempio è in azione a partire dal marzo scorso Fasivery che può contare su dodici fattorini assunti con contratti occasionali. «A pagare è il cliente – spiegano i titolari – grazie a una commissione che viene dedotta direttamente alla consegna». Per farsi portare il cibo a casa si paga un fisso di 7,5 franchi (6 euro e 60 centesimi) ai quali si aggiunge un’indennità di 1,4 franchi al chilometro (1,20 euro). Non ci sono salari minimi neppure a Divoora che conta 38 dipendenti in quattro distretti. In questo caso il guadagno è di 8 franchi a consegna più un rimborso forfettario di 1,5 franchi. Secondo l’azienda non si fa fatica a mettere insieme una paga di 20 franchi l’ora, anche se benzina e il motorino sono a carico del lavoratore. Le richieste non mancano, perlopiù da parte di studenti e disoccupati che arrotondano. Siccome qui siamo in Svizzera al fenomeno si è già interessato l’ispettorato del lavoro che ha già iniziato una serie di controlli sul rispetto delle leggi.