
Esterno del Palazzo di Giustizia, sede della Corte suprema di cassazione, durante la cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario 2021, Roma 29 gennaio 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Gravedona e Uniti (Como), 5 marzo 2025 – Il ricorso presentato da Massimo Riella alla Corte di Cassazione, dopo la condanna a 8 anni di reclusione per la rapina a due anziani avvenuta a ottobre 2021, è “inammissibile in quanto proposto per motivi manifestamente infondati”. Così i giudici di Roma hanno definitivamente chiuso questo capitolo delle condanne che il cinquantunenne di Gravedona dovrà scontare. Oltre al pagamento di tremila euro a favore della Cassa delle Ammende che sempre accompagna i ricorsi rigettati. La sentenza definitiva ora depositata, la cui decisione è stata letta il 29 gennaio, entra nel dettaglio di tutte le contestazioni mosse da Riella ai giudici di Como e di Milano, che si sono pronunciati in modo convergente nei due precedenti gradi di giudizio, insistendo in particolare su “vizi di travisamento della prova”, cercando di“offuscare il peso decisivo di alcuni dati processuali”.
Le armi
La mannaia utilizzata durante la rapina e lì abbandonata, avvolta negli strofinacci infilati in bocca alle vittime per zittirle, riportava tracce di Dna di Riella, e di altri due soggetti. “Non ignoti, come sembra voler far credere l’imputato, ma delle due vittime”, precisano i giudici. Un elemento che viene ritenuto una piena prova della sua responsabilità. Anche le presunte criticità relative alle modalità con cui sono stati fatti gli accertamenti genetici, “risultano generiche e non adeguatamente contenute in una consulenza di segno contrario”. Un altro elemento ritenuto fondante, è stato il ritrovamento di abiti nascosti nella cavità di un muro in uno stabile abbandonato alle spalle della sua abitazione, durante una perquisizione svolta dai carabinieri per altri fatti.
L’altro processo
Riella aveva ammesso che il passamontagna, la felpa verde e la torcia erano suoi: felpa su cui era stata trovata una traccia ematica con il Dna di una delle vittime. “La convergenza di due autonome prove scientifiche di particolare efficacia – dice la Cassazione – non poteva essere una sfortunata coincidenza”. Le indagini erano state condotte dai carabinieri dei Nucleo Investigativo di Menaggio: questa condanna si aggiunge ad altre rimediate da Riella negli ultimi anni, alcune per evasione dagli arresti domiciliari, a cui a breve si aggiungerà il processo per la fuga dal cimitero di Brenzio, mentre era detenuto e scortato dalla penitenziaria.