All’interno del nuovo accordo tra Italia e Svizzera sul lavoro frontaliero, favorito in questi giorni dalla visita oltreconfine del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Anci Lombardia chiede di non dimenticare le comunità di confine che rischiano di essere penalizzate una volta che verranno aboliti i ristorni. «Il Consiglio dei Ministri, lo scorso 24 novembre, ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’accordo tra la Repubblica Italiana e la Confederazione Elvetica relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri in sostituzione del precedente accordo del 1974, ad oggi vigente – spiega il presidente Mauro Guerra - Nei prossimi giorni in Senato, le Commissioni Esteri e Finanze inizieranno l’esame del disegno di legge.
L’auspicio è che in fase di conversione in legge, siano inserite nel testo le osservazioni e richieste avanzate dall’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera (ACIF), che condivido pienamente". Secondo i sindaci è necessario rivedere i termini e le modalità di determinazione dei ristorni confermando ed estendendo l’attribuzione diretta ai Comuni ed è essenziale finanziare progetti di sviluppo economico e sociale per comunità dell’area di frontiera. "Occorre innanzitutto garantire in via strutturale ai Comuni di frontiera le risorse finanziarie, attraverso trasferimenti dallo Stato in conto capitale e in parte corrente, quest’ultima elevata fino al limite massimo del 50% dell’importo annualmente attribuito – conclude il presidente di Anci Lombardia - Assicurando che non vi siano riduzioni delle risorse attualmente disponibili derivanti dal versamento dei ristorni da parte dei Cantoni in applicazione dell’Accordo del 1974 e pari, con riferimento all’anno 2019, a 89 milioni di euro". Un tentativo di garantire alle comunità di frontiera un’ancora di salvezza di fronte all’eliminazione delle compensazioni finanziarie tra i due Stati.
I ristorni ai Comuni frontalieri italiani anziché dalla Svizzera dovranno arrivare da Roma, tenendo conto del gettito prodotto dai residenti che lavorano oltreconfine. Inutile dire che tanti Comuni della fascia montana e pedemontana si sentivano più al sicuro con il vecchio sistema che faceva dipendere tutto da Berna.