Locate Varesino (Como) - Il braccialetto elettronico e il divieto di avvicinarsi alla persona offesa, sono giunti ora, a oltre dieci anni di distanza dagli ultimi fatti su cui sono ancora in corso indagini. È stata eseguita dalla Squadra Mobile di Como, nei confronti di due coniugi di 66 e 61 anni di Locate Varesino, accusati di aver commesso una serie di gravi abusi sessuali, anche di gruppo, e di riduzione in schiavitù, nei confronti di una ragazza di cui erano affidatari. Sarebbero dunque avvenuti nella Bassa comasca gli episodi per i quali marito e moglie sono indagati dalla Procura Distrettuale di Milano, competente per reati come appunto la riduzione in schiavitù: una lunga sequenza di prevaricazioni e abusi che sarebbe iniziata nel 1999, e proseguita fino al 2015, quando la ragazza, che all’epoca aveva 23 anni e stava vivendo un momento di grande disagio, aveva trovato ospitalità dalla coppia di Locate. Ma gli indagati, interrogati dal giudice, hanno cercato di dimostrare l’infondatezza di quei racconti.
Le accuse proseguono da tempo, ma solo ora sono approdate nell’esecuzione di una misura cautelare, seppure molto lieve rispetto alle ipotesi di reato, dopo una quantità di archiviazioni a cui sono andate incontro precedenti denunce simili fatte dalla donna in altre Procure. E che ora sono invece state ritenute credibili dalla Procura di Milano. La donna ha raccontato anche di essere stata obbligata a partecipare a riti simili a messe sataniche, con la recita di litanie da parte degli indagati incappucciati che esibivano crocifissi capovolti. Condotte andate avanti per anni che, se dovessero trovare riscontro, sarebbero di una gravità che vede pochi precedenti, ma per le quali ora il Gip del Tribunale di Milano – in attesa di fare maggiore chiarezza su tali accuse - non ha ritenuto di emettere una misura cautelare in carcere, limitandosi a imporre il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e l’obbligo di dimora nel comune di Locate Varesino, eseguito nelle scorse ora dalla Squadra Mobile di Como. Nel frattempo, durante la perquisizione, è stato possibile confermare alcuni dettagli dell’abitazione indicati dalla donna, o luoghi in cui sarebbero avvenute le violenze. Anche quando la ragazza si era trasferita a vivere in un’altra regione, con il figlio nato da una relazione avuta con l’indagato, la coppia sarebbe riuscita a rintracciarla e a vessarla.