Ridotta in schiavitù e costretta ad assecondare ogni richiesta delle persone che l'avevano accolta in famiglia. Sevizie, violenze sessuali anche di gruppo, improvvisate operazioni mediche: il tutto nel corso di riti satanici celebrati in un centro di registrazioni musicali della Bassa Comasca. Fanno rabbrividire le circa sessanta pagine dell'ordinanza di custodia cautelare (letta e diffusa in alcune sue parti dall'Agi) con cui il gip di Milano Stefania Pepe ha disposto l'obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento per una coppia, marito e moglie di 66 e 61 anni. I due sarebbero gli aguzzini della ragazza, oggi cresciuta e diventata una donna, presa in affido nel 1999, poco prima che compisse i 18 anni.
Le accuse che hanno portato al provvedimento si basano sulle dichiarazioni della giovane, ritenute "pienamente credibili" dal giudice. Lo spaccato è angosciante ma i fatti ancora tutti da accertare: molto dipende da quale attendibilità verrà attribuita alle dichiarazioni della vittima. Nella vicenda c'è un punto fermo: la ragazza ha avuto un figlio dal padre affidatario durante il periodo in cui era nella sua custodia.
Un "oggetto di cui disporre a piacimento"
"I due imputati - si legge nell'ordinanza riguardante un caso anticipato nei giorni scorsi dal 'Giornale' - hanno ridotto e mantenuto Silvia (nome di fantasia) in uno stato di soggezione continuativa, ritenendola al pari di un oggetto di cui disporre a loro piacimento, una 'schiava' che doveva assecondare ogni loro richiesta, destinata a subire violenze sessuali individuali con il padre e brutali violenze sessuali di gruppo nel corso di inquietanti rituali che si svolgevano con modalità che richiamavano le messe sataniche". Non è la prima volta che Silvia denuncia i presuti terribili abusi. Fino a oggi, però, nessuno dei magistrati chiamati a indagare sulla vicenda, la aveva creduto. Il gip Pepe, però, ha trovato coerenti le dichiarazioni e precise le ricostruzioni effettuate dalla donna.
Clima da messa nera
Le violenze più crude vengono descritte in modo "chiaro, preciso e coerente" in un centro di registrazioni musicali, dunque insonorizzato, gestito dal padre affidatario. "Dopo essere stata picchiata e sedata - si legge nell'ordinanza - veniva condotta nello studio, comunicante con l'abitazione, allestito con un tavolo al centro, candele e un crocifisso capovolto e qui, distesa su un tavolo, sottoposta a brutali sevizie, ferita alla schiena e alle gambe con un coltello, e poi sottoposta a violenze sessuali da parte del padre affidatario e di altri uomini incappucciati e vestiti di bianco mentre la moglie recitava litanie e la teneva ferma. All'esito di tale inquietante rituale le veniva poi ricucita la vagina dall'indagata con alcuni punti di sutura".
L'infibulazione
Gli abusi sarebbero iniziati nel 2000 pochi mesi dopo che la ragazza era stata affidata dopo avere denunciato per violenze i suoi genitori naturali facendo partire un'inchiesta poi archiviata dopo la sua ritrattazione. In seguito ha detto di avere fatto marcia indietro solo per paura. Nel 2002 è nato il bimbo di Silvia e del padre affidatario che, assieme alla moglie, avrebbe cercato di indurla ad abortire definendo la creatura in grembo "un abominio della natura". Per punirla di averlo fatto nascere l'avrebbero poi infibulata durante i riti satanici.
Solo diversi anni dopo il bambino è stato allontanato dalla casa dove i tre vivevano e Silvia è andata a vivere in Toscana in una dimora protetta. Lì, è l'ipotesi dell'accusa che si prolunga fino al 2015, sarebbe stata sequestrata e sottoposta alle violenze di gruppo. In un'occasione, "i carabinieri l'hanno trovata segregata in un'intercapedine", in un'altra "in una botola". Le perizie a cui è stata sottoposta, annota il giudice, "non hanno messo in luce patologie di carattere psichiatrico" anzi sembrerebbe "dotata di buon senso della realtà".
Una vicenda intricata
I riscontri verrebbero anche da "referti medici sulle gravi lesioni (non autoinferte)" e dai legami della coppia con "soggetti di ambienti satanisti", oltre che dalle testimonianze di persone che l'hanno curata. Nei mesi scorsi, Silvia avrebbe ricevuto delle minacce da parte dei due. I provvedimenti cautelari sono l'epilogo parziale di una storia giudiziaria lunga e complicata, passata per varie archiviazioni e una sentenza di prescrizione dopo un'assoluzione in primo e una condanna in secondo grado a Firenze nei confronti dei coniugi in relazione al solo reato di sequestro di persona. Nell'ordinanza il giudice avverte che, se le prescrizioni non dovessero essere rispettate, scatterebbe l'arresto.