Como – Si allarga il fronte del dissenso contro la decisione della Giunta di chiudere, da qui ai prossimi anni, otto tra scuole e asili a Como. Non sono solo le opposizioni ad essersi schierate contro la decisione dei sindaco Alessandro Rapinese, che questa mattina alle 11 spiegherà le sue decisioni in un’audizione alla IV Commissione permanente di Regione Lombardia in contraddittorio con il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli, ma anche i dirigenti, gli insegnanti e i genitori.
Nonostante siano in tanti a invocare un passo indietro il sindaco tira dritto per la sua strada e ieri ha ribadito la sua posizione spiegando che intende chiudere la scuola di via Perti, che per la sua posizione di fianco al municipio è divenuta un po’ il simbolo della protesta, perché è “marcia”. “Tra i cittadini comaschi non accecati dal rancore elettorale nei confronti dello stravincitore delle ultime elezioni - spiega non senza polemica il sindaco - davvero c’è ancora qualcuno che si chiede perché voglia chiudere la scuola di via Perti? Ho dimostrato che è marcia, abbiamo aule in quantità pronte ad accogliere i ragazzi in scuole vicine”.
Tanto per cambiare il sindaco ha dato la colpa ai partiti, accusati di orchestrare la protesta contro i tagli decisi dalla sua Giunta. E proprio sullo spreco di risorse e denaro pubblico si consuma lo scontro tra Comune, docente e genitori. Se infatti il sindaco sostiene che le otto scuole sono inadeguate e si spenderebbe troppo per metterle a norma, i responsabili degli istituti replicano che chiudendole si perderanno gli investimenti effettuati. “Negli ultimi tre anni alla scuola Nazario Sauro e l’asilo Carluccio sono stati destinati 386mila euro - spiega Simone Molteni, presidente del Consiglio di istituto del Comprensivo Como Borgovico - Fondi del Pnrr e finanziamenti europei spesi per lavori o arredi su misura che non si possono spostare altrove”.