
Alberto Barani a bordo di un velivolo
Quando l’hanno individuato, quasi a mezzanotte di domenica, le ricerche stavano proseguendo da quasi cinque ore. Ma per Alberto Barani, milanese di 58 anni, non si poteva fare più nulla, imprigionato senza vita nei rottami del suo aliante. Per le sue ricerche si era mobilitata anche l’aereonautica militare: sono stati i piloti in volo notturno a localizzare il velivolo in un’area impervia e fittamente boschiva dell’Alpe Tavano, a 1800 metri di quota lungo il pendio sovrastante l’alpeggio, nel territorio sopra Cavargna, in alto lago. Quando sono scattati i soccorsi, domenica sera verso le 19.30, del pilota milanese non si sapeva nulla da una decina di ore. Era infatti decollato dal campo di volo di Alzate Brianza alle 9.30, ma solo quando ormai era sera, e non aveva fatto ritorno alla base, sono partite le ricerche.
Localizzare dove si era diretto non è stato facile, perché non risulta che sia stato lanciato nessun allarme con la radio in dotazione. Un sistema di sicurezza che consente di connettersi con gli enti di controllo, in base al punto in cui si trova il velivolo, ammesso che ci siano le condizioni per stabilire un contatto, e il tempo per farlo. Una volta individuato il velivolo a Cavargna, sono intervenuti il personale sanitario del 118 con l’elicottero e il soccorso alpino, che sono calati fino a raggiungere l’aliante. Ma il medico ha potuto solo constatare il decesso del pilota. Imbarellato e trasportato dopo una serie di ancoraggi delle squadre, è stato portato all’ospedale di Lecco. Il magistrato di turno della Procura di Como, Giuseppe Rose, nelle prossime ore darà incarico per lo svolgimento dell’autopsia, mentre gli accertamenti sulle cause dell’incidente sono di competenza dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, in virtù di un accordo in vigore con le Procure.