ROBERTO CANALI
Cronaca

Como fa guerra ai senzatetto, sbarre contro i clochard: “Soluzione disumana”

Il sindaco Rapinese vuole un’inferriata di fronte all’ex chiesa di San Francesco. Le associazioni che seguono i senzatetto: "Nasconde la polvere sotto il tappeto"

Alcuni degli “abitanti“ del portico dell’ex chiesa di San Francesco potrebbero essere allontanati presto

A Como non c’è l’overbookig solo per i turisti, sono a rischio anche a i clochard anche perché il loro numero è da sempre superiore ai posti letto disponibili nei dormitori. Una situazione destinata a peggiorare non appena verrà montato un cancello di fronte all’ex chiesa di San Francesco, il cui porticato da anni è un rifugio per chi dorme per strada.

Non è la prima volta che se ne parla, la Lega aveva proposto di metterlo sotto chiave già nel 2020, ma il resto della maggioranza di centrodestra aveva respinto al mittente la proposta, ma adesso il sindaco Alessandro Rapinese ha deciso di riproporla e siccome ha una maggioranza larghissima questa volta passare dalle parole ai fatti non sarà più un problema.

"Una soluzione di una disumanità agghiacciante. Chiediamo ai sindaco di dirci cosa intende fare con i senzatetto dopo la chiusura del progetto Emergenza freddo - chiedono i volontari di Como Accoglie, che prestano aiuto a chi vive per strada - visto che agli skaters è stato pensato con un progetto nell’area Ippocastano. Auspichiamo che ci sia nel cassetto una proposta di accoglienza anche per chi è ai margini della società e non ha un luogo dove dormire. È corretto salvaguardare la sicurezza dei cittadini ma non crediamo che i problemi possano risolversi con dei “tappi“ che servono solo a nascondere la polvere sotto il tappeto".

Secondo i volontari non garantire servizi nel tentativo di scoraggiare ulteriori arrivi di clochard in città è una soluzione poco lungimirante. "Si tratta di un tentativo drastico, disumano e fallito, Como è anche città di frontiera oltre che meta turistica ambita. Siamo in una città ricca che può dare questo servizio, senza doversi appoggiare esclusivamente alle associazioni di volontariato che dovrebbero essere sussidiarie ai servizi sociali. Un “centro di bassa soglia“, un centro SAI per chi ne ha diritto ovvero "Sistema accoglienza integrazione" peraltro attivato dai comuni con fondi nazionali, sono solo alcune proposte che poterebbero consentire alle persone in difficoltà di poter costruire un progetto di vita e rispondere a dei bisogni sociali con umanità, sicurezza e rispetto meglio delle inferriate".

Sconcertati dal progetto del sindaco anche gli esponenti del Pd. "Una soluzione disumana, è alquanto miope - concludono Tommaso Legnani e Andrèe Cesareo - Non risolve la questione, ma la sposta da un’altra parte".