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Da otto anni attende la separazione: "Ho perso conto delle udienze, non ho più le forze"

Il suo matrimonio è durato sei anni, ma da quasi otto tenta invano di avere una sentenza di separazione. E’ il caso di un operaio cinquantenne di Como, che nell’estate 2001 si è sposato e a maggio 2007, dopo la nascita del secondo figlio, ha iniziato la causa di separazione. Da allora, il suo fascicolo è passato tra le mani di tre giudici civili del Tribunale di Como di Pa.Pi.

Un'aula di tribunale

Como, 4 agosto 2014 - Il suo matrimonio è durato sei anni, ma da quasi otto tenta invano di avere una sentenza di separazione. E’ il caso di un operaio cinquantenne di Como, che nell’estate 2001 si è sposato e a maggio 2007, dopo la nascita del secondo figlio, ha iniziato la causa di separazione. Da allora, il suo fascicolo è passato tra le mani di tre giudici civili del Tribunale di Como: all’epoca Pietro Giuffrida era presidente, ormai in pensione da tempo, mentre l’ultimo giudice a cui è stato assegnato il suo caso è Maria Elisabetta De Benedetto. Ma ad oggi, nonostante innumerevoli udienze e tre assegnazioni, quel dispositivo che un’interna famiglia aspetta da un tempo interminabile, non gli è stato notificato. A settembre si è tenuta l’udienza per le ultime repliche, poi più nulla.

Così ora il suo avvocato, Roberto Rallo, ha depositato un sollecito con cui chiede al giudice di emettere la sentenza, sperando finalmente di arrivare a chiudere questa lunghissima causa. L’uomo è uno stato di esasperazione, ormai spossato dalla lunghezza e da tutto ciò che in questi anni è ruotato attorno al suo tentativo di separazione dalla moglie. «Sono una persona mite, che si alza alle 5 del mattino per andare a lavorare – dice – e ogni volta vado davanti al giudice sperando che si risolva la questione, ma poi sono punto e a capo. Ho perso il conto delle udienze, non ho più le forze. Inoltre, in tutti questi anni, non ho mai avuto modo di esprimere il mio punto di vista: il giudice non sa niente di me. Sei solo una pratica, ma in quei fogli, c’è la vita di quattro persone, che da otto anni aspettano una risposta».

di Pa.Pi.