
La villa di Cermenate posta sotto sequestro da Finanza e Polizia
Cermenate (Como) – Intestare la casa al figlio, appena diventato maggiorenne, non è bastato a salvarla. Così nelle ultime ore, la Divisione Anticrimine della Questura di Como e dalla Guardia di Finanza di Erba, hanno eseguito un provvedimento di sequestro ai fini di confisca di una villa del valore di circa 330mila euro a Cermenate, riconducibile a Tonino Mazzaferro, 46 anni.
A far scattare il provvedimento, sono state diverse considerazioni, contenute negli atti della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano. Calabrese originario di Siderno nel Reggino, Mazzaferro alle spalle ha reati contro la persona, detenzione di armi, associazione a delinquere di stampo mafioso e spaccio di sostanze stupefacenti. E un omicidio: quello di Andrea Verna di Cabiate, ucciso a 30 anni alla vigilia di Natale del 2008, su un marciapiede di via Dante, a Como, dove i due avevano avuto una discussione. Raggiunto da un colpo di pistola alla testa, Verna era morto il 3 gennaio, dopo essere rimasto in coma irreversibile.
Mazzaferro, che si era consegnato ai carabinieri una settimana dopo, era stato condannato a 20 anni di reclusione, diventati definitivi nel 2011. I motivi di quel delitto non si erano mai saputi, così come non era mai stata trovata la pistola calibro 9.21: dopo due settimane, sapendo di essere ricercato, Mazzaferro si era consegnato senza dare alcune spiegazione. Unico elemento in comune tra i due, erano i precedenti per droga di entrambi.
Dalla fine degli anni Novanta, sul suo casellario sono comparsi reati in materia di stupefacenti: con l’operazione ‘Ossessione’ della Dda di Catanzaro, è risultato coinvolto in un ingente traffico di droga, approfittando di permessi di cui beneficiava all’esterno del carcere per permessi di lavoro. Durante l’indagine, i finanzieri di Erba, avevano eseguito una perquisizione all’interno dell’azienda in cui l’uomo stava lavorando, trovando un importante quantitativo di cocaina e hascisc. Gli ultimi accertamenti svolti a suo carico sempre dalla Gdf di Erba, hanno evidenziato “la sua pericolosità sociale e la sproporzione tra il patrimonio riconducibile a lui e i redditi dichiarati al fisco”.
A questo si sono quindi aggiunti approfondimenti dei movimenti bancari della società per la quale Mazzaferro e i suoi familiari risultavano assunti: è così emerso che tale società era di fatto gestita da lui stesso, e che grosse somme di denaro erano state distratte e utilizzate per l’acquisto di un immobile del valore di circa 330mila euro, fittiziamente intestato al figlio appena maggiorenne. Una proprietà ora colpita dal provvedimento di sequestro, eseguito congiuntamente da polizia e finanza, e finalizzato a una futura confisca.