di Roberto Canali
Uno sgombero definito smobilitazione, ma di fatto trasformato in un esodo sotto la neve. Non solo le parole anche le immagini sono importanti e ieri mattina di fronte all’ex scalo merci Como ha mostrato, ancora una volta, il suo volto più intransigente nei confronti degli ultimi. Di fronte a uno spiegamento raramente visto prima in città di polizia, carabinieri e vigili urbani sono stati allontanati una trentina di senza fissa dimora dall’ex scalo merci. Una scesa così la si era vista solo quattro anni fa, anche allora alla stazione San Giovanni anche se nel parco, quando venne evacuata la tendopoli allestita dai migranti somali ed eritrei giunti da tutta Italia a Como nella speranza di guadagnarsi un lasciapassare verso il Nord Europa. Quattro anni dopo non ci sono speranze ma solo sogni infranti per i trenta senza fissa dimora, costretti sotto la prima nevicata dell’anno ad abbandonare quelle baracche fredde e inospitali che però da anni erano diventate le loro case. Alla fine sono stati identificati e sottoposti a tampone in trenta, alcuni rom ma soprattutto afgani e pakistani. Già a partire da oggi le ruspe abbatteranno capannoni e le baracche per spianare l’area e dare il via alla costruzione di un albergo tre stelle e un grande parcheggio, destinato ad accogliere le auto e i pullman dei turisti quando torneranno in città una volta che la pandemia sarà solo un ricordo. "Abbiamo saputo solo all’ultimo momento che ci sarebbe stato lo sgombero dell’area – spiega Marta Pezzati, presidente di Como Accoglie che ieri mattina insieme a tanti volontari era all’ex scalo merci per aiutare i senza fissa dimora in fuga - Bastava qualche giorno in più di preavviso per attivare la rete del settore della grave marginalità così da dare modo alle varie realtà di volontariato di trovare soluzioni di emergenza per queste persone". Dura la presa di posizione di Como Senza Frontiere. "Nel giorno più freddo all’inizio di questo inverno si è deciso di procedere allo sgombero di questo capannone senza predisporre nessuna soluzione alternativa. È evidente la totale assenza del Comune di Como che pure dovrebbe prendere in carico questa situazione di estremo disagio".