
Shalom, nuova inchiesta. Parte la class action in difesa di suor Rosalina
Arriva con al seguito un nugolo di cani scodinzolanti. "Eccomi qui, sono la suora degli orrori" ironizza suor Rosalina Ravasio, fondatrice della comunità riabilitativa Shalom, 200 ospiti affetti da fragilità di ogni tipo. Dieci anni fa al centro di un’inchiesta per presunti maltrattamenti, il Tribunale e la Corte d’appello avevano ritenuto le accuse infondate. Ora il caso si riapre: in procura è arrivato un altro esposto - al vaglio del pm Jacopo Berardi che ha aperto un’indagine a carico di ignoti - e la trasmissione tv Piazza pulita di La7 ha mandato in onda un video di Fanpage, che vorrebbe documentare botte, punizioni, privazioni del sonno, segregazioni. Suor Ravasio non è stata zitta. Ieri ha aperto l’immensa villa fiorita, circondata da cavalli e animali nel verde della Franciacorta, per scagliarsi contro le "strumentalizzazioni di chi è in cattiva fede". Tramite il suo avvocato, Massimiliano Battagliola, costituirà una class action di genitori e ospiti, attorno a lei devoti.
"Chi guarda la comunità lo deve fare con occhi giusti – avverte –. Guai a chi mi chiama santona. Ero referente diocesana per i giovani, ne vedevo così tanti morire per le dipendenze che ho deciso di aprire Shalom. Qui non pratichiamo violenze, né diamo psicofarmaci indiscriminatamente. Accogliamo ragazzi difficilissimi, che non vuole nessuno. Distrutti. Spesso violenti, con patologie psichiatriche. Il nostro metodo ha alle spalle studi tedeschi, abbiamo psichiatri volontari che ci aiutano. Che cosa facciamo? Ricreiamo una famiglia per chi non l’ha più, ridiamo dignità e motivazione con lo studio e il lavoro. La bacchetta magica non c’è, ma questo fa miracoli".
Ed eccoli, i miracoli. "Senza di lei mia figlia, nel tunnel dell’anoressia da quando aveva otto anni, sarebbe morta" racconta in lacrime una madre. Poi c’è Lena, ex anoressica, che ha tentato otto volte il suicidio. Giulio ex spacciatore internazionale, titolare di una cooperativa. Chiara, anoressica-bulimica che prendeva 18 farmaci diversi, si tagliava. Oggi moglie, madre e operatrice sociosanitaria. "La suora è la mia seconda mamma. Mi ha curato con la preghiera e la fatica".
Beatrice Raspa