
di Roberto Canali
C’è molto più di quel che si vede nel lago di Como, basta immergersi sotto il pelo dell’acqua per scoprire un mondo che ha ben poco a che vedere con i paesaggi romantici e i golfi da idillio che si possono ammirare in superficie. Ci sono canyon e abissi che scendono fino a una profondità di 418 metri, la maggior parte dei quali da scoprire attraverso le immagini dei sonar perché già pochi metri sotto la superficie a dominare è l’oscurità. Nei giorni scorsi a portare un po’ di luce ci hanno pensato i sub della Bibo Diving School e i pescatori di Como Alpha che hanno perlustrato la costa di fronte a Carate Urio, Pognana, Torno, Cernobbio e Laglio alla ricerca delle vecchie reti abbandonate finite sul fondale.
"Si tratta di trappole mortali per i pesci costruite con materiali sintetici come il nylon in grado di resistere per decenni prima di degradarsi – spiegano - Per questo è importante eliminarne il maggior quantitativo possibile". In un paio di giorni sub e pescatori sono riusciti a recuperarne sei che sono state affidate alla Polizia provinciale per lo smaltimento. Le reti non sono l’unico pericolo nascosto nei fondali del Lario, negli anni è stato ripescato tutto dalle bombe alle armi di ogni foggia e genere, passando per i resti umani che hanno resistito all’erosione delle acque. A fine agosto del 2010 di fronte a Malgrate venne trovata la testa di una donna, di età compresa tra i 28 e i 52 anni, la cui identità non fu mai stabilita anche perché il resto del corpo non venne mai trovato. Nell’estate del 2017 nei fondali di fronte a Villa Pizzo, a Cernobbio, i sommozzatori di Como Sub ripescarono un vero e proprio arsenale di bombe, fucili e pistole risalenti alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gettate nel Lario insieme alle divise prima dai fascisti per evitare rappresaglie e poi dai partigiani dopo la smobilitazione. I sub ripescarono anche un teschio e un femore che per qualche settimana fecero pensare ai poveri resti della "Gianna", al secolo Giuseppina Tuissi, staffetta garibaldina e compagna del capitano Neri, Luigi Canali, leader della Resistenza lariana uccisa per ordine del Pci la sera del 23 giugno 1945 e gettata già dal Pizzo. L’ennesimo mistero, ben custodito, dal lago.