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Operazione anticontraffazione della guardia di finanza
Como, 20 febbraio 2021 - "Io stampo, tu rivendi". Questo il presunto accordo tra due imprenditori italiani denunciati dalla Guardia di Finanza a Busto Arsizio e Como, con l’accusa di aver prodotto e commercializzato etichette e pezze di tessuto con marchi contraffatti delle più note griffe della moda, rintracciati dalle fiamme gialle in alcuni negozi della provincia varesina. Oltre mille i metri di stoffa contraffatta e oltre cento le etichette sequestrate nei locali dell’azienda di uno dei due imprenditori, bustocco, dopo la perquisizione dei finanzieri.
Louis Vuitton, Christian Dior, Gucci e altre importanti case di moda, copiate e riprodotte in logo su tessuti che venivano poi rivenduti ai negozi, a loro volta vittime di raggiro, al solo scopo di incassare lauti compensi per una merce totalmente falsa. Un progetto finito male grazie al capillare e costante monitoraggio delle fiamme gialle che, durante una serie di controlli, sono incappate in alcune pezze di tessuto e sono andati a ritroso sulla catena di produzione, accorgendosi che non vi fosse una corretta e puntuale classificazione della provenienza e della commercializzazione dalla prima all’ultima fase. In pochissimo tempo i finanzieri sono arrivati al magazzino di uno dei due, dove hanno recuperato e sequestrato i circa mille metri di tessuto e le etichette contraffatte. Grazie all’incrocio delle sue fatture e dei documenti contabili, la Finanza è quindi risalita a una stamperia in provincia di Como, da dove proveniva la merce.
Così gli investigatori hanno scoperto che la stamperia comasca, attraverso l’utilizzo di alcuni files grafici forniti direttamente dall’imprenditore bustocco che presumibilmente se ne appropriava sul web per poi lavorarli e spedirli telematicamente, riproduceva illecitamente i marchi su numerosi tessuti, così come le etichette pronte per essere applicate sugli articoli contraffatti e destinati alla vendita sul mercato italiano ed estero. Ai due, questo “giochetto” avrebbe fruttato o ha già fruttato guadagni da migliaia e migliaia di euro. All’atto delle perquisizioni nessuno dei titolari ha potuto fare o dire nulla per giustificare le proprie azioni. Entrambi devono ora rispondere dei reati di contraffazione e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione. Il materiale sequestrato è stato posto a disposizione delle Autorità Giudiziarie di Busto Arsizio e Como e una delle due società coinvolte è stata anch’essa denunciata per la responsabilità amministrativa dell’Ente.