GABRIELE MORONI
Cronaca

Strage di Bologna: Anna, Luca e Carlo se li prese la bomba. "E la verità non c’è"

Como, famiglia distrutta quel tremendo 2 agosto. Il ricordo del fratello: "Ogni anno il dolore si rinnova"

Strage di Bologna

Como, 2 agosto 2020 - Una serie impressionante di incidenti, coincidenze, concatenazioni, fuse in un’unica sorte tragica. Carlo Mauri ha 32 anni, sua moglie Anna Maria è una maestra di 28, il loro Luca è un bambino di 6 anni che andrà in prima elementare. Il primo agosto 1980 lasciano in auto l’abitazione di Tavernola, frazione di Como, diretti per le vacanze in un villaggio turistico a Marina di Mandria, in provincia di Taranto. Un tamponamento in autostrada alle porte di Bologna. Un carro attrezzi li traina a una officina a Casalecchio. La decisione di proseguire il viaggio in treno fino a Brindisi. Arrivano alla stazione di Bologna poco prima dell’esplosione. Muoiono fra le macerie del primo binario. Vittorio Bosio è il fratello di Anna Maria. Sessantasei anni, medico, prima del pensionamento, ha lavorato alla Asl ed è stato direttore all’Asst Lariana. Dottor Bosio, riesce a parlarne? "È una cosa che non faccio volentieri. Mi pesa molto. La storia è conosciuta. Il caso, una serie di coincidenze. C’è stato quell’incidente che ha messo fuori uso la macchina. Così hanno deciso per il treno. Coincidenze su coincidenze che hanno portato Anna, Carlo e Luca a essere in quel giorno e a quell’ora nella stazione di Bologna". Il suo primo ricordo? "Non ero a casa. Ero già in vacanza. Avevo fatto un viaggio in molte tappe per raggiungere il mio campeggio in Puglia. Ci saremmo visti lì. Eravamo d’accordo che sarei passato da loro. Erano partiti nel tardo pomeriggio del primo agosto. Pensavo che, considerato anche il traffico, sarebbero arrivati la mattina del 2 agosto". Come ha saputo dell’esplosione? "Non vedendoli, li ho cercati nel loro villaggio turistico. Lì mi hanno spiegato che avevano telefonato per avvertire che sarebbero arrivati in treno. Sono andato alla stazione di Brindisi e ho appreso la notizia dello scoppio. La speranza era quella che non fossero rimasti coinvolti per via dell’orario. Verso sera non si vedevano ancora e non davano notizie. Allora ho pensato che era possibile che fossero stati coinvolti. I miei genitori sono partiti per Bologna la mattina del 3. Sono partito anch’io e sono arrivato nel pomeriggio. I miei avevano già saputo e riconosciuto le tre salme". Come sono stati questi quarant’anni? "Sono stati, come dire, scanditi dalla ricorrenza che ogni volta rinnova il dolore, soprattutto per mia madre Lidia. Ha perduto figlia e nipote, è quella che ha sofferto di più e che soffre ogni giorno. È lucidissima anche se ha passato i novant’anni. La madre del Carlo si era ritirata in clausura nel monastero della Visitazione, a Como. È mancata da qualche anno". Come ricorda Anna Maria? "Anna era la sorella maggiore che mi ha sempre difeso come fratello più piccolo. Fra noi c’erano solo due anni, anche se con l’adolescenza li sentivamo di più. Abbiamo passato insieme tantissimi momenti. Mi manca di più adesso, a distanza di quarant’anni, che non nei primi tempi". La giustizia processuale? "Non mi sono mai aspettato molto. Capisco che la vicenda è complicata. Non mi esprimo. Su queste stragi, in tanti anni, si è fatto in parte giustizia, ma non c’è ancora una completa verità. È questo che lascia un po’ di amarezza: la mancanza di una verità completa".