Erba (Como), 6 marzo 2023 – La diffamazione alla famiglia Castagna costa ad Azouz Marzouk due anni e mezzo di condanna e 70mila euro di risarcimento, 35mila per ognuno dei suoi due ex cognati. La sentenza è stata letta nel tardo pomeriggio di ieri dal giudice monocratico di Como Veronica Dal Pozzo. Arriva sedici anni dopo l’arresto di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di via Diaz a Erba, undici anni dopo la dichiarazione di irrevocabilità della sentenza, mai scalfita nemmeno dai plurimi tentativi di far riaprire le indagini. Ma nel frattempo Azouz Marzouk, 42 anni - padre del piccolo Youssef e marito di Raffaella Castagna, due delle vittime contro cui si era scagliata l’ira di Rosa e Olindo, che aveva raggiunto anche la madre di Raffaella e i vicini di casa - in un’intervista del febbraio 2019, rilasciata al giornalista Pietro Di Marco, della testata “il24.it”, attribuiva alla famiglia Castagna la responsabilità di quanto accaduto l’11 dicembre 2006.
L’accusa
La denuncia presentata dai fratelli di Raffaella, Pietro e Giuseppe Castagna, aveva portato lo scorso anno davanti al giudice sia Marzouk, assente in aula, che il giornalista, accusati in concorso di diffamazione a mezzo stampa. Tra le affermazioni che la Procura di Como ha ritenuto diffamatorie, e che l’estensore dell’articolo ha pubblicato "senza manifestare il suo distacco o dissenso rispetto al contenuto dell’intervista", compare l’ipotesi che la strage avesse un fine economico: "Indagate sulla famiglia – dichiarav Marzouk – mio figlio Yussef conosceva l’assassino… Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie". Reato aggravato dall’aver attribuito un fatto determinato e dal mezzo stampa.
Parte civile
I fratelli Castagna si erano costituti parte civile nel processo, nel quale Di Marco si era subito dichiarato disponibile a valutare un risarcimento con conseguente remissione di querela nei suoi confronti: il giudice ha infatti dichiarato estinta l’accusa per intervenuta condotta riparatoria. Si è così concluso l’ennesimo procedimento giudiziario scaturito dal processo per la strage di via Diaz, ramificato non solo in una serie di tentativi, mai accolti, di ottenere revisioni delle sentenze, ma anche in condanne per diffamazione a carico dei supporter innocentisti di Rosa e Olindo.