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Strage di Erba, il giudice: "Azouz convinto dell'innocenza di Olindo e Rosa"

L'ex marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, due delle quattro vittime, assolto dall'accusa di calunnia "perché il fatto non sussiste"

Olindo Romano e Rosa Bazzi

Milano, 11 gennaio 2022 -  Azouz Marzouk, ex marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, due delle quattro vittime della strage di Erba del dicembre 2006 era convinto della "bontà della tesi della difesa Bazzi e Romano" e li ha accusati "di autocalunnia perché personalmente e soggettivamente convinto, seppur a torto", della "falsità delle loro originarie confessioni". E' quanto scrive il giudice Daniela Clemente della settima penale del Tribunale di Milano, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione, con la formula "perché il fatto non sussiste", emessa lo scorso 6 ottobre. 

Marzouk era accusato di calunnia in relazione a una richiesta di nuove prove, avanzata alla Procura generale milanese, ai fini della revisione del processo che si è chiuso con la condanna all'ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Per la giudice, l'accusa a carico dell'uomo "non può ritenersi fondata". Secondo il pm Giancarlo Serafini, che aveva chiesto una condanna a 3 anni e mezzo di reclusione, Marzouk, difeso dagli avvocati Luca D'Auria e Solange Marchignoli, avrebbe fatto tutto questo "per attirare attenzione su di sé" e per proporsi "a trasmissioni tv con interviste esclusive e anche per avere corrispettivi economici in cambio".

Inoltre secondo la giudice, Marzouk, che non ha mai "letto personalmente gli atti del processo", è anche "personalmente coinvolto nei fatti relativi alla strage di Erba e quindi anche incapace di operare valutazioni su quella vicenda giudiziaria con il distacco emotivo e la capacità di discernimento propria di un soggetto terzo". La giudice osserva ancora che "non può ignorarsi che il processo sulla strage di Erba fu articolato e complesso" e che i difensori dei Romano "cercarono di confutare strenuamente, nei vari gradi di giudizio, la valenza dei singoli elementi a carico degli imputati, con possibili ricostruzioni alternative e ipotetiche dei fatti da risultare assolutamente sovrapponibili a quelle addotte dal medesimo Marzouk nella sua istanza (alla Procura generale di Milano, ndr) dell'11 aprile 20219". Istanza che era "finalizzata, testualmente, alla proposizione di una futura richiesta di revisione del processo"  e che si basava "sul presupposto che il pervenuto non fosse convinto della condisibilità del giudicato già intervenuto".