All’ipotesi di revisione del processo sulla strage di Erba e alla tesi “innocentista” trasmessa da Le Iene, è con un duro attacco che rispondono Pietro e Beppe Castagna, i due fratelli che nel giorno della tragedia persero la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipotino di due anni Youssef Marzouk. Per la strage, avvenuta l’11 dicembre 2006, sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi. “Speravamo fosse finita ma ci risiamo”, scrivono i due fratelli. E continuano riproponendo un messaggio scritto anni fa: “La superficialità è meno faticosa del pensiero consapevole e chi sfrutta questa debolezza di molti solo per fare audience o per crearsi carriere o visibilità è un vigliacco”.
Negli ultimi giorni si è tornato a parlare del caso, per due motivi. Il 2 aprile la trasmissione Le Iene ha mandato in onda un servizio che sosteneva l’innocenza dei coniugi Olindo e Rosa. Poi, qualche giorno dopo, il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, ha depositato una relazione – interna agli uffici – al procuratore generale Francesca Nanni e all’avvocato generale dello Stato Lucilla Tontodonati nella quale si valutano nuovi elementi di prova sulla strage. Nel valutare la nuova pista, le due magistrate decideranno se trasmettere o no la richiesta di riaprire il caso alla Corte d’Appello di Brescia.
I fratelli Pietro e Beppe Castagna ripropongono le vecchie parole: “Un sostituto procuratore probabilmente condizionato dalla campagna mediatica assordante delle Iene, sembrerebbe abbia ritenuto di valutare la riapertura del caso. Se si tratterà di una persona preparata e seria, dopo aver studiato attentamente il caso non potrà fare altro che archiviare l’ennesima assurda richiesta della solita inutile ma dannosa per tutti, soprattutto per gli assistiti, difesa, coadiuvata dalla ultima, più potente sponsorizzatrice delle cause perse, trasmissione Le Iene”.
“Non sta a noi né difendere la procura né gli inquirenti né il loro operato, consentiteci di difendere però la verità, che per noi è solo una, consentiteci di essere indignati e increduli nel sentire gente che definisce i colpevoli come innocenti vittime di una giustizia sommaria e faziosa, definiti addirittura come ‘un gigante buono e una gracile signora’. Questo gigante buono e questa gracile signora hanno ucciso brutalmente nostra madre, nostra sorella, nostro nipotino, la signora Valeria, hanno tentato di uccidere il signor Mario, spezzando pochi anni dopo la sua vita e la vita di nostro padre, facendo vivere a me e a Beppe, a Elena e Andrea Frigerio un incubo continuo”.