
Olindo Romano e Rosa Bazzi: in partenza il processo di revisione
Brescia, 25 febbraio 2024 – Una cosa è certa fin da ora: quello che si aprirà il primo marzo davanti alla seconda sezione penale della Corte d’appello di Brescia sarà un processo altamente mediatico. Oltre al pubblico, una legione di giornalisti (più di sessanta quelli accreditati finora) si riverserà nel Palazzo di Giustizia dove si celebrerà il processo di revisione per la strage di Erba. Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi tenteranno con i loro avvocati di sollevare il macigno della condanna definitiva all’ergastolo come autori di un eccidio entrato negli annali criminali.
Dimostrare che la sera dell’11 dicembre del 2006, in un grande condominio di via Diaz, non furono loro a vibrare i colpi di coltello e spranga che distrussero le vite di Raffaella Castagna, del suo bambino Youssef di due anni e mezzo, di Paola Galli, madre di Raffaella, della vicina Valeria Cherubini. Mario Frigerio, marito della Cherubini, ebbe la gola trapassata dal coltello ma miracolosamente sopravvisse. La sala polifunzionale, dove da qualche anno si tiene l’inaugurazione dell’anno giudiziario bresciano, verrà trasformata in sala stampa. Si sta pensando di installare un maxi schermo o più schermi collegati all’aula di udienza, dove dovrebbe accedere un pubblico di non più di cinquanta persone.
Un’ipotesi su cui si lavora è quella di far riprendere le immagini del processo a un’unica troupe televisiva che le trasmetterà sul maxi schermo e le metterà poi a disposizione delle altre emittenti accreditate.
Il presidente Minervini, che avrà accanto i giudici Minardi e Sanesi, aprirà l’udienza alle 9. L’accusa, sostenuta dal procuratore generale di Brescia Guido Rispoli e dall’Avvocato dello Stato Domenico Chiaro, sarà la prima a prendere la parola. Facile prevedere che si pronuncerà per l’inammissibilità del ricorso della difesa. Toccherà quindi ai legali dei coniugi di Erba chiedere al collegio le prove da ammettere. La Corte valuterà in camera di consiglio: se ne ammetterà anche una sola il dibattimento proseguirà. Quanto alla istanza di inammissibilità dell’accusa, il collegio potrebbe decidere nella stessa camera di consiglio oppure riservarsi. Da parte della difesa dei Romano si fa notare fin da ora che se si è arrivati al processo di revisione è perché un vaglio di ammissibilità è già stato superato. Dopo la sentenza accusa e difesa avranno la possibilità di ricorrere in Cassazione.
Sono una ventina i testi nell’elenco dei difensori (Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D’Ascola, Patrizio Morello). Carlo Fadda, l’ex brigadiere dei carabinieri di Como che eseguì l’accertamento tecnico urgente sulla macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo Romano: secondo il consulente della difesa, il genetista forense Marzio Capra, chiamato a testimoniare, esiste una difformità fra la descrizione della traccia, così come era stata repertata dai carabinieri, rispetto alla caratteristiche accertate nelle analisi di laboratorio svolte all’università di Pavia. Abdi Kais, un tunisino amico di Azouz Marzouk, marito di Raffaella, raccontò della dura contrapposizione sul mercato dello spaccio fra il gruppo di cui facevano parte i due fratelli di Azouz e una consorteria di marocchini. Luca Ganzetti, titolare della società che assemblò le intercettazioni.
Un collegio di quindici fra neurologi, neuropsicologi, psicologi forensi ha firmato la consulenza "in ordine al quadro psicopatologico rilevato in Olindo Romano e Rosa Bazzi e al ritardo mentale di quest’ultimo" con la conclusione che quelle dei coniugi furono "false confessioni acquiescenti" rese nella speranza ad usufruire di qualche beneficio. La perizia psichiatrica su Romano eseguita durante la detenzione a Piacenza. L’unico sopravvissuto riconosce l’ex netturbino come il suo aggressore: la consulenza collegiale si esprime "sull’impossibilità di Mario Frigerio a rendere idonea testimonianza a causa della cerebrolesione che gli ha procurato la perdita del ricordo". La relazione della criminologa Roberta Bruzzone sulla morte di Valeria Cherubini, avvenuta nella sua abitazione e non sul pianerottolo dell’abitazione di Raffaella Castagna.