ROBERTO CANALI
Cronaca

Stress da lavoro in Canton Ticino: meglio la settimana di 32 ore

La proposta è stata avanzata, sotto forma di mozione al Governo della Svizzera italiana, da due consiglieri preoccupati per la salute dei lavoratori

La dogana di Ponte Chiasso, confine attraversato dai lavoratori frontalieri

La dogana di Ponte Chiasso, confine attraversato dai lavoratori frontalieri

Como - Lavorare meno per vivere meglio, ma senza rimetterci in termini di stipendio. La proposta non è l’estemporanea uscita di qualche sindacalista barricadero o di un politico populista, ma arriva dalla liberalissima Svizzera avanzata sotto forma di mozione al Gran Consiglio del Canton Ticino, il Governo della Svizzera italiana, da due consiglieri preoccupati per gli effetti e i costi dello stress sul rendimento e la salute dei lavoratori elvetici. Il rimedio è scendere da 40 a 32 ore la settimana, in pratica quattro giorni di lavoro alla settimana, mantenendo però lo stipendio pieno.

"Lo stress costa caro – spiegano Fabrizio Sirica del Partito Socialista e Marco Noi dei Verdi che hanno presentato una mozione per chiedere di avviare una sperimentazione sull’argomento – In due diversi studi della Seco risalente al 2003 e della Fondazione promozione salute svizzera del 2020 i costi diretti misurati in giornate di malattia e forte turn over sono stati stimati rispettivamente in 4,2 e 7,6 miliardi di franchi (oltre 7 miliardi di euro). Al contrario diversi studi condotti in Islanda, Giappone e Nuova Zelanda hanno rilevato che la riduzione dell’orario di lavoro e una maggiore attenzione alle condizioni lavorative dei dipendenti può portare a importanti benefici non solo in termini di salute e benessere, ma anche di produttività".

E in Canton Ticino lo stress è un male comune tra i lavoratori, dalle ultime ricerche è emerso che in media tre lavoratori su dieci (29%) ne soffrono con una situazione particolarmente preoccupante nei giovani fra 16 e 24 anni dove il tasso sale al 42%. Anche per questo la proposta dei due consiglieri ha già raccolto le adesioni bipartisan dei colleghi di sinistra e anche di destra, Liberali compresi.

Così rispettando la buona prassi elvetica per cui le riforme, specie le più innovative, prima di essere adottate per tutti vanno testate i due promotori chiedono al Consiglio di Stato di identificare un certo numero di dipendenti pubblici per prestarsi allo studio e mettere a disposizione dei fondi per consentire anche alle aziende privati di testare la settimana super corta tra i propri dipendenti. Vista da questa parte del confine la proposta del Canton Ticino può far sorridere, ma fino a un certo punto visto che da noi si è sdoganato il reddito di cittadinanza che, a differenza dei sussidi per il reinserimento del lavoro svizzeri, il più delle volte rimane fine a se stesso e finisce per non ricollocare nessuno. "La riduzione dell’orario di lavoro al medesimo salario favorirebbe inoltre, per uomini e donne, una maggiore conciliabilità tra lavoro e cura di figli e genitori anziani – concludono i promotori".