Como - Lavorare meno per vivere meglio, ma senza rimetterci in termini di stipendio. La proposta non è l’estemporanea uscita di qualche sindacalista barricadero o di un politico populista, ma arriva dalla liberalissima Svizzera avanzata sotto forma di mozione al Gran Consiglio del Canton Ticino, il Governo della Svizzera italiana, da due consiglieri preoccupati per gli effetti e i costi dello stress sul rendimento e la salute dei lavoratori elvetici. Il rimedio è scendere da 40 a 32 ore la settimana, in pratica quattro giorni di lavoro alla settimana, mantenendo però lo stipendio pieno.
"Lo stress costa caro – spiegano Fabrizio Sirica del Partito Socialista e Marco Noi dei Verdi che hanno presentato una mozione per chiedere di avviare una sperimentazione sull’argomento – In due diversi studi della Seco risalente al 2003 e della Fondazione promozione salute svizzera del 2020 i costi diretti misurati in giornate di malattia e forte turn over sono stati stimati rispettivamente in 4,2 e 7,6 miliardi di franchi (oltre 7 miliardi di euro). Al contrario diversi studi condotti in Islanda, Giappone e Nuova Zelanda hanno rilevato che la riduzione dell’orario di lavoro e una maggiore attenzione alle condizioni lavorative dei dipendenti può portare a importanti benefici non solo in termini di salute e benessere, ma anche di produttività".
E in Canton Ticino lo stress è un male comune tra i lavoratori, dalle ultime ricerche è emerso che in media tre lavoratori su dieci (29%) ne soffrono con una situazione particolarmente preoccupante nei giovani fra 16 e 24 anni dove il tasso sale al 42%. Anche per questo la proposta dei due consiglieri ha già raccolto le adesioni bipartisan dei colleghi di sinistra e anche di destra, Liberali compresi.
Così rispettando la buona prassi elvetica per cui le riforme, specie le più innovative, prima di essere adottate per tutti vanno testate i due promotori chiedono al Consiglio di Stato di identificare un certo numero di dipendenti pubblici per prestarsi allo studio e mettere a disposizione dei fondi per consentire anche alle aziende privati di testare la settimana super corta tra i propri dipendenti. Vista da questa parte del confine la proposta del Canton Ticino può far sorridere, ma fino a un certo punto visto che da noi si è sdoganato il reddito di cittadinanza che, a differenza dei sussidi per il reinserimento del lavoro svizzeri, il più delle volte rimane fine a se stesso e finisce per non ricollocare nessuno. "La riduzione dell’orario di lavoro al medesimo salario favorirebbe inoltre, per uomini e donne, una maggiore conciliabilità tra lavoro e cura di figli e genitori anziani – concludono i promotori".