Como – È ancora presto per parlare di fumata nera, ma sicuramente l’incontro a Roma tra una delegazione del Canton Ticino guidata dal presidente del Governo Christian Vitta e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha dato i frutti sperati dal punto di vista della tassa sulla Salute a carico dei frontalieri.
La nuova gabella, prevista dalla Finanziaria dell’anno scorso, non è ancora stata applicata per diverse difficoltà operative. Nella due giorni di incontri, compiuti sotto la supervisione del ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis e del presidente del Gran Consiglio Michele Guerra, proprio sul questo dossier Italia e Svizzera hanno avuto posizioni abbastanza distanti. “Sappiamo che la regione vuole applicare questo contributo sanitario, così è definito da parte loro - ha spiegato il consigliere di Stato Christian Vitta - anche questo è stato un tema di discussione”.
La Svizzera a differenza dell’Italia non ha nessuna intenzione di premere sull’acceleratore. La nuova tassa di scopo infatti è molto controversa oltreconfine, forse anche più che nel nostro Paese. Ad esprimersi contro la sua introduzione sono stati sia i sindacati dei frontalieri sia le rappresentanze dei datori di lavoro, preoccupati di perdere la manodopera italiana a buon mercato, almeno per i parametri elvetici, per colpa dell’aumentata pressione fiscale.
Inoltre la nuova tassa sui frontalieri ha sollevato parecchi dubbi anche dal punto di vista giuridico visto che andrebbe ad aggiungersi alla doppia imposizione, in questo caso per i nuovi frontalieri. La Svizzera è più interessata all’accesso al mercato dei servizi finanziari, particolarmente appetibile per gli istituti di credito elvetici, ma anche su questo dossier non è stata per ora raggiunta una soluzione. Sembra invece positivo il riscontro sui nuovi accordi che regolano il mercato del lavoro tra nuovi e vecchi frontalieri.
“Abbiamo discusso dei primi ostacoli tecnici nell’applicazione pratica che adesso si cercherà di risolvere - ha sottolineato Vitta - Qualche difficoltà è stata riscontrata nella definizione fra vecchio e nuovo frontaliere e sul tema della disponibilità di dati alla quale l’Italia vorrebbe accedere”. Un rapporto importante quello tra Italia e Svizzera, come ha evidenziato la nota ufficiale diffusa al termine del summit. “Questo incontro ha permesso di consolidare ulteriormente la dinamica positiva instauratasi negli ultimi anni e manifestatasi nella conclusione di numerosi accordi e scambi commerciali che superano ormai il miliardo di franchi alla settimana. I due ministri si erano incontrati l’ultima volta nell’aprile del 2023, un anno caratterizzato tra le altre cose dall’entrata in vigore dell’accordo bilaterale relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e l’uscita della Svizzera dalla lista nera italiana concernente l’imposizione delle persone fisiche”.