Campione d'Italia (Como), 20 luglio 2020 - Adesso a Campione d’Italia è vietato anche ammalarsi. È l’ennesima tegola piovuta in questi giorni sull’exclave italiana in Canton Ticino dove, da due anni, non ne va davvero bene una. Prima ha chiuso il casinò, nel luglio del 2018 dichiarato fallito dal Tribunale di Como, poi nell’arco di poche settimane ha dichiarato il dissesto economico anche il Comune che proprio dalla casa da gioco traeva la maggior parte dei suoi proventi. Senza più un lavoro e senza un reddito, adesso i quasi duemila campionesi sono rimasti anche senza medico, anzi quello è l’unica cosa che è loro rimasta perché a pagarlo è l’Ats Insubria, ma in caso di qualcosa di più grave di un raffreddore toccherà a loro mettere mano al portafogli.
Addio alle visite specialistiche e ai ricoveri nelle cliniche e gli ospedali della vicina Lugano, che si trova proprio di fronte a Campione sull’altra sponda del lago. Nelle scorse settimane Regione Lombardia si è messa a fare i conti e ha scoperto che dal 2005 al 2018 per "i maggiori costi sostenuti per assicurare l’assistenza sanitaria ai cittadini di Campione" sono stati spesi 87 milioni di euro che adesso il Pirellone vuole indietro. Nelle scorse settimane è arrivata un’ingiunzione al Comune, che ha risposto picche e nominato un legale per opporsi. Del resto, anche volendo 87 milioni di euro Campione non potrebbe pagarli neppure da qui ai prossimi cent’anni. Le casse del municipio sono desolatamente vuote e per far quadrare i conti nell’ultimo anno si è passati da 109 dipendenti a 15. Rimarrebbe lo Stato, che però ha fatto sapere, attraverso il ministero della Sanità che in base agli accordi in vigore tocca al Comune pagare i maggiori costi legati alla spesa sanitaria. A questo punto il problema da politico diventa pratico perché per i cittadini di Campione scegliere se farsi curare a Como o a Lugano in molti casi significa scegliere tra la vita e la morte.
Siccome il paese è completamente circondato dalla Svizzera, l’unico elisoccorso autorizzato ad atterrare e decollare in territorio comunale è quello della Guardia Aerea Svizzera di Soccorso, che trasporta i pazienti negli ospedali elvetici. Ci sarebbe l’ambulanza, ma anche in questo caso non c’è competizione: per arrivare fino all’ospedale italiano più vicino ci vuole mezz’ora e occorre superare il confine di Stato, per raggiungere Lugano basta una manciata di minuti. Non lascia ben sperare l’ultima delibera di Regione Lombardia con cui si affida il mandato alla Direzione generale Welfare, in accordo con Ats dell’Insubria, per "ricondurre nell’ambito della programmazione regionale l’erogazione di maggiori prestazioni e servizi a favore dei cittadini del Comune di Campione d’Italia, nei limiti di compatibilità con le peculiarità del territorio, anche ai fini di ricondurre le prestazioni erogate ai principi di appropriatezza sia sotto il profilo economico che qualitativo".
A tradurre dal burocratese pensa il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo. "Un provvedimento che non spiega nulla – sottolinea –. La Regione delega tutto ad Ats Insubria, ma come non è dato sapere. Sembra sempre che chi prende le decisioni non sappia neppure dov’è il paese. Insomma massima confusione, zero risposte e tanta incertezza. Questa è l’ennesima tegola in testa per l’enclave. È un provvedimento deciso senza ascoltare la comunità che ne ha passate tante e che va contro i più fragili, ovvero i bambini e gli anziani".