Ucciso da un lama. Condannati i datori di lavoro

Montano Lucino, la vittima dava da mangiare agli animali

Ucciso da un lama. Condannati i datori di lavoro

L’uomo era. incaricato di dare da mangiare agli animali della fattoria del Comasco

Mauro Capicchioni era stato trovato senza vita la mattina del 3 luglio 2021, all’interno del recinto in cui vivevano tre lama e un cucciolo, a cui la vittima, 64 anni di Cernobbio, dava da mangiare nella fattoria Valer di Montano Lucino. Un tragico infortunio sul lavoro, per il quale ora i tre soci e amministratori dell’allevamento, responsabili delle condizioni di sicurezza sono finiti davanti al giudice. Mirella Locatelli, 67 anni, ha deciso di patteggiare 6 mesi di condanna, mentre Mauro Colombo, 64 anni e Annalisa Ripamonti, 60 anni, tutti di Erba, hanno scelto il rito abbreviato e sono stati condannati a 4 mesi, dal Gup di Como Walter Lietti. Tutti con l’applicazione della sospensione condizionale, e dopo aver risarcito la parte offesa, il fratello della vittima. Erano accusati di omicidio colposo sul luogo di lavoro, in relazione al loro ruolo di amministratori e soci della Valer Allevamento struzzi, per non aver valutato i rischi per la sicurezza a cui era esposto Capicchioni. L’uomo era infatti incaricato di dare da mangiare agli animali, e abitualmente entrava nelle recinzioni senza alcun timore, soprattutto nel casi di animali mansueti come appunto il lama. La prima ipotesi che fosse stato colpito da un malore, aveva lasciato spazio a un possibile ferimento della vittima causato dall’animale, quando erano state notate alcune ferite al petto. L’uomo sarebbe stato aggredito dal maschio, che lo avrebbe colpito e calpestato causandogli ferite ai polsi e a un ginocchio, ma soprattutto una emorragia polmonare. Un insieme di lesioni che, secondo il medico legale, aveva provocato un collasso generale, sfociato nel decesso dell’uomo. Da qui, l’accusa di omicidio colposo derivante da infortunio sul lavoro, scaturita dall’ipotesi di non aver valutato i possibili rischi a cui il lavoratore sarebbe potuto andare incontro quando era a contatto con gli animali, e nemmeno previsto una serie di protezione da adottare nelle situazioni di esposizione a urti e aggressioni di animali, come testate o morsi. Paola Pioppi