PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, l’inferno di via Anzani: spacciatori e sbandati a due passi da casa. I residenti: “Noi siamo dimenticati”

Bivacchi sui marciapiedi, liti e violenze in pieno giorno mentre le ambulanze soccorrono i tossicodipendenti. La rabbia di chi abita nel quartiere: non ci sono soltanto i boschi da pattugliare

Como –  Una tossicodipendente di 51 anni in piena crisi che grida, chiede aiuto, viene fatta salire su un’ambulanza circondata da soccorritori e da poliziotti, intervenuti con due pattuglie. Un’altra donna accanto a lei in condizioni barcollanti. Dalla parte opposta della strada, a pochi metri di distanza, un gruppo di giovanissimi spacciatori si prende la scena. Piazzati sull’ingresso di un condominio, ridono, gridano, fischiano per chiamarsi. Scene di ordinaria convivenza tra i fortunati residenti di via Anzani e via Magenta, e chi stabilmente popola quella strada, tenendola in scacco.

Liti in pieno giorno in mezzo alla strada, bottiglie frantumate, tentativi di aggressione alle auto che passano mentre sono in corso gli scontri. Dalle finestre dei condomini si possono solo osservare le pattuglie e le ambulanze che vanno e vengono, fare video e foto, ormai archiviata ogni speranza nata con la promessa elettorale del sindaco Alessandro Rapinese di rimettere ordine in questa zona. Incuranti della "zona rossa" che impedisce la vendita di alcol.

Nel frattempo , da un anno gli "squadroni eliportati cacciatori" dei carabinieri presidiano i boschi al confine tra Como e Varese. Un regalo del Ministero dell’Interno che ogni settimana produce sequestri di qualche grammo di stupefacenti, grazie a interventi che vengono svolti su indicazione dei carabinieri delle stazioni e dei reparti territoriali, da sempre veri e unici conoscitori dei luoghi in cui si annidano bivacchi e spacciatori. Sono loro che sanno dove eseguire gli arresti, intercettare i consumatori. Ora portandosi al seguito i "cacciatori", nati come unità speciali per contrastare la criminalità di alto profilo annidata in zone impervie, e ora utilizzati per la caccia ai nordafricani dello spaccio al dettaglio.

A Como garantiscono una presenza media di venti militari al giorno provenienti da Calabria e Sardegna, alloggiati in un hotel di Varese, i cui costi vengono rigorosamente non divulgati. Volendo fare un conto ipotetico: pernottamento e mezza pensione, indennizzi e trasferte, una stima al ribasso - forse moltissimo al ribasso - di 50 euro al giorno per militare, 30mila euro al mese, 360mila euro in un anno. Ogni sequestro di droga che avviene solo nella fascia del Canturino o Bassa Comasca, di qualunque anche minima entità, a distanza di poche ore viene puntualmente enfatizzata da un comunicato stampa del Ministero dell’Interno, l’applauso alla "lotta contro i venditori di morte".

Che intanto si moltiplicano, e in poche ore si appropriano degli spazi lasciati liberi da chi viene arrestato. Altri militari, in divisa mimetica, presidiano da mesi il centro città, garantendo sicurezza dove spesso c’è già. Da ieri anche nelle stazioni ferroviarie: benissimo. Ma ancora una volta, nessuno calcola la zona di via Anzani. Dove i "venditori di morte" bivaccano sui marciapiedi senza nemmeno lo sforzo di montarsi una tendina, e dove i "consumatori di morte" gridano in mezzo alla strada deliranti, stanno male. O si aggrediscono. Tengono in s cacco un intero quartiere dove vive, sempre peggio, gente per bene, che per qualche settimana, in piena campagna elettorale, alla possibilità di risanamento di queste strade ci aveva creduto davvero.