
Il medico Andrea Carlo Pizzi
Risarcimento alla parte offesa e la frequentazione di un percorso terapeutico psicologico: sono le condizioni che hanno consentito ad Andrea Carlo Pizzi, medico anestesista di 52 anni di Saronno, di trovare con il pubblico ministero di Busto Arsizio Nadia Calcaterra, un accordo di patteggiamento a 2 anni di reclusione. Era finito in carcere a inizio agosto, con l’accusa di aver narcotizzato e violentato una donna con cui aveva avuto una relazione.
L’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Busto Arsizio Tiziana Landoni, eseguita il 3 agosto, accusa Pizzi - primario di Anestesia della clinica Villa Aprica di Como, titolare di uno studio medico a Saronno e consulente di diversi studi dentistici - di violenza sessuale aggravata dall’uso di sostanze narcotiche, con l’ipotesi che avesse somministrato alla donna, convinta ad andare nella sua abitazione la sera del 1° luglio, una dose di sedativo che l’avrebbe ridotta in stato di incoscienza. Il giorno successivo, durante una telefonata che la vittima aveva registrato e poi consegnato ai carabinieri di Turate nello sporgere denuncia, Pizzi aveva praticamente ammesso di averle somministrato un farmaco, e poi di averne abusato mentre si trovava in stato di incoscienza.
La misura cautelare era stata preceduta dall’interrogatorio che Pizzi aveva sostenuto con il pm, durante il quale aveva negato la ricostruzione che era stata fatta in denuncia dalla donna un’infermiera conosciuta due anni fa. "Probabilmente con lei avevo ammesso il falso per togliermela di torno" aveva dichiarato al magistrato, riferendosi alla telefonata del giorno successivo. Ma nel frattempo alle indagini si erano aggiunti altri elementi: testimonianze collaterali, e soprattutto anche l’esito di perquisizioni svolte a carico dell’indagato, e sui suoi apparecchi telefonici e informatici. Così, l’analisi delle cronologie di ricerca on line, aveva evidenziato che a partire dal 1° luglio, si era informato sulle conseguenze dello stupro commesso utilizzando farmaci, e sui costi dei risarcimenti delle spese processuali. Ora ha chiesto di trovare un accordo per l’applicazione della pena, che dovrà comunque essere valutato dal giudice, accolto dal pm a fronte della proposta risarcitoria a favore della vittima, in parte già garantita, e della frequentazione di una terapia psicologica.