Per dieci anni ha subito gli abusi sessuali a cui lo obbligava il nonno, costretto al silenzio dalla minaccia, di usare le stesse violenze alla sorella, di picchiare la madre e procurare guai economici al padre. Veniva fatto tacere infilandogli un fazzoletto in bocca, o applicandogli nastro adesivo sulle labbra. Ma ieri quell’uomo, un italiano che ora ha 89 anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione, con rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Como Massimo Mercaldo. Una condanna superiore agli otto anni chiesti dal pubblico ministero Antonio Nalesso, che non ha concesso all’imputato le attenuanti generiche, nonostante l’incensuratezza del suo casellario penale. I reati di cui doveva rispondere, sono avvenuti tra 2009 e 2019, quando i nipoti, un maschio di 7 anni, e la sorella di 10, frequentavano la scuola elementare. Inizialmente le attenzioni del nonno si erano concentrate sul nipotino, che per anni è stato obbligato a subire pratiche sessuali sempre più invasive, man mano che cresceva, a volte accompagnate dalla visione di film pornografici. Una imposizione che è proseguita per anni, approfittando della condizione di inferiorità sia fisica che psichica del bimbo.
Infatti, man mano che cresceva, il timore che parlasse con i suoi familiari di ciò che gli accadeva, veniva stroncato con minacce di violentare anche la sorellina, di picchiare la mamma o di procurare guai al papà. Finché ormai grande, il ragazzo ha raccontato tutto a uno zio, facendo partire le indagini. La ricostruzione di anni di abusi, ha permesso di scoprire che il nonno aveva più volte cercato di violentare anche la nipotina, che ha sua volta ha subito molestie quando era piccola. Ma che, una volta diventata più grande, più volte era riuscita a sfuggire ai tentativi del nonno, minacciandolo di raccontare tutto ai genitori.
L’uomo ha risarcito il danno alla sola bimba, versando 10mila euro, ma non al bambino, destinatario più a lungo, e con modi più invasivi, delle sue attenzioni sessuali, delle costrizioni psicologiche e delle minacce per farlo tacere. Anche chiudendogli la bocca con fazzoletti di carta o nastro adesivo per impedirgli di gridare o di chiamare aiuto. L’imputato ha deciso di farsi processare con rito abbreviato, andando incontro a una pena di 10 anni.