![Il Tribunale Collegiale di Como, li ha condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per atti sessuali con minorenne Il Tribunale Collegiale di Como, li ha condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per atti sessuali con minorenne](https://www.ilgiorno.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/M2VmMTdhNzEtZTU3My00/0/il-tribunale-collegiale-di-como-li-ha-condannati-a-3-anni-e-6-mesi-di-reclusione-per-atti-sessuali-con-minorenne.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Il Tribunale Collegiale di Como, li ha condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per atti sessuali con minorenne
APPIANO GENTILE – La ragazzina di 14 anni, figlia dei vicini di casa, gli veniva affidata per essere seguita nello svolgimento dei compiti e per non lasciarla sola a casa. Ma durante quei pomeriggi passati con due amici dei genitori, 35 anni lui e 31 lei, avveniva anche altro. Il Tribunale Collegiale di Como, li ha condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione per atti sessuali con minorenne, assolvendoli dalle accuse più gravi di violenza sessuale di gruppo e di cessione di stupefacenti alla ragazza.
I fatti di cui erano accusati risalgono al periodo tra 2017 e 2018. I due, secondo quanto ricostruito nelle indagini del Procuratore di Como Massimo Astori, avevano accettato la richiesta dei genitori della ragazzina di darle supporto nel post scuola e di cercare di stabilire con lei un rapporto di amicizia e di confidenza, che la aiutasse a superare alcune problematiche comportamentali adolescenziali. La coppia l’avrebbe indotta a compiere atti sessuali in almeno una decina di occasioni.
Le visite ai due vicini erano cessate ad aprile 2018, quando i genitori della ragazzina erano venuti a conoscenza di ciò che accadeva con gli imputati, e avevano presentato querela in Questura. La coppia, poco dopo la denuncia, aveva subito una perquisizione in cui erano state acquisite fotografie e altri materiali ritenuti utili alle indagini, in quanto indicati dalla ragazza stessa durante l’audizione protetta a cui era stata sottoposta, per raccontare ciò che accadeva.
I due imputati fin da subito hanno negato la ricostruzione dei fatti contenuta nelle accuse, decidendo di affrontare il processo dibattimentale al termine del quale, i giudici hanno riqualificato le condotte, riconoscendo comunque la veridicità dei racconti fatti dalla quattordicenne.