Como, 12 novembre 2023 – La buona notizia è che finalmente i frontalieri potranno contare su una normativa chiara in materia di telelavoro, la cattiva è che dopo tanti mesi di attesa ci si poteva attendere anche una scelta più coraggiosa, soprattutto da parte dell’Italia.
La scelta di fissare al 25% del monte orario la soglia dello smart working riservata ai frontalieri, di fatto trasformando in norma l’intesa che era stata adottata finora in via empirica, ha lasciato delusi tutti coloro che speravano in un regolamento in linea con gli accordi che la Svizzera ha sottoscritto con la Francia, dove il limite dello smart working è esteso fino al 40% dell’orario di lavoro.
La trattativa
“L’intesa raggiunta dai due Stati è un evidente compromesso tra due posizioni in gioco che erano all’opposto – spiegano dall’Unia, il più rappresentativo tra i sindacati svizzeri dei frontalieri – Da una parte la Svizzera da tempo insisteva con l’Italia per patteggiare un 40% come già fatto con la Francia. Dall’altra parte del tavolo negoziale l’intenzione era invece quella di non regolamentare affatto il telelavoro per via bilaterale.
Il Governo italiano vede nello smart working dei frontalieri un potenziale incentivo alla fuga di manodopera qualificata verso la Svizzera. Il punto di incontro come in tutte le trattative si è trovato a metà strada. Il banco ha rischiato di saltare più volte e nessuno ne avrebbe giovato. Si tratta quindi tutto sommato di una buona notizia, in quanto i negoziatori svizzeri sono riusciti a sfondare il muro di granito e ad arrivare ad un accordo chiaro, uniforme e che sarà duraturo".
Le prossime tappe
L’intesa politica tra il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e la sua omologa Karin Keller-Sutter dovrà essere convertito in accordo e poi diventare un protocollo d’intesa, ma la via è tracciata e dal 1° gennaio 2024 diventerà esecutiva.
"Non possiamo negare che ai nostri occhi il 25% resta una soglia di tolleranza bassa, come evidenziato dal comportamento di tutti i maggiori Stati europei che hanno già raggiunto con gli Stati limitrofi intese sul telelavoro tarate sul 40% tutti con l’eccezione dell’Italia - conclude il sindacato - La speranza è che con il tempo la posizione italiana possa ammorbidirsi, portando poi ad un aggiustamento dei futuri accordi con un incremento della percentuale limite. Noi come sempre non smetteremo mai di chiederlo".