
Piazza Martiri all'imbrunire
Belluno - Dino Buzzati ha descritto questa città come l'incontro sorprendente tra Venezia e il Nord. I creativi che a mezzo secolo dalla sua morte hanno inventato il brend dei Giochi invernali del 2026 hanno coniato un nuovo slogan: Dolomiti Bellunesi, la montagna di Venezia. Per chi ci vive, Belluno è semplicemente la città splendente. Non solo per le origini antiche (il nome deriva dalle parole celtiche belo e dolum), ma per la luce che inonda le sue terrazze affacciate sulla Valbelluna e il Piave. Fra le più apprezzate, quella dell'Hotel Astor, dove ci si può fermare anche solo per un aperitivo.
Siamo nella capitale delle Dolomiti Unesco, unico capoluogo ad avere vette considerate Patrimonio dell'Umanità. Troppo vicina alla blasonata Cortina, centro raffinato e modaiolo del turismo di montagna, ora si prende la sua rivincita. Perché Belluno merita più di una tappa mordi e fuggi. Per le sue montagne che diventano rosa al tramonto - prima fra tutte la Schiara (anzi, per i Bellunesi lo Schiara) tanto incombente nelle pagine di Dino Buzzati - per i suoi ancora poco conosciuti percorsi naturalistici, per il cibo, ma soprattutto per il fascino della sua storia, testimoniata dal salotto del suo centro storico.
Il centro
A prima vista sembrerebbe una città di montagna, ma le sue facciate ne rivelano l'impronta veneziana, evidente soprattutto nei ricami dei palazzi che si affacciano sulla piccola piazza delle Erbe, che ancora oggi ospita ogni mattina qualche bancarella, traccia dell'antico mercato. Un tour in centro non può prescindere da piazza dei Martiri, la vecchia piazza Campitello (a pochi passi c'è l'Hotel Cappello e Cadore, costruito nel 1843 e ristrutturato, dove si può ancora dormire), Duomo e campanile, palazzo dei Rettori, torre civica, porta Dojona piazza del mercato, chiesetta della Salute, porta Rugo, fino alla chiesa di Santo Stefano. Fra portici, chiese e palazzi, emergono le sculture in legno di cirmolo policromo, ma all'apparenza sembrano marmo, di Andrea Brustolon, considerato nel Seicento il Michelangelo del legno. Una tradizione, quella della scultura del legno, che ispira il simposio Ex Tempore, che ogni autunno porta artisti da mezza Europa a sfidarsi con le loro performance all'aperto per ottenere il premio della scultura più bella.
Il porto
Sì, Belluno ha un mare e una spiaggia lungo il fiume. In passato infatti era un porto fluviale. Qui infatti arrivavano gli zattieri: percorrendo il Piave portavano il legno delle foreste della zona fino a Venezia, dove le zattere venivano smontate proprio per utilizzarne la materia prima. A ricordarlo, una piccola chiesa trecentesca dedicata a San Nicolò, patrono degli zattieri, oltre a un ciclo di affreschi moderni che affianca la passeggiata lungo il fiume.
Le botteghe e il cibo
Terra di birrifici, lattifici, pastifici artigianali, senza contare il vino e le distillerie, con vetrine storiche in centro. Quella della macelleria Segat, dove è possibile acquistare il tipico pastin, un impasto di bovino e suino che viene servito con la polenta di mais sponcio. Altro protagonista della tavola bellunese è lo schiz, formaggio che viene portato nel piatto cotto. E poi i funghi, immancabili, e lo strudel di mele. Tappe imperdibili per conoscere i prodotti della zona anche al pastificio Menazza, all'antica torrefazione Bistrot, e al negozio Tipiko di via Rialto, che propone assaggi e prodotti tipici. Pranzi e cene invece a La Taverna, locale del 1500 dove ai tempi della Repubblica Veneziana si vendeva il vino di Cipro, e subito fuori dal centro, al ristorante Al Borgo, dal grande parco e dalla tradizione raffinata. Mentre in Valmorel, 200 abitanti in tutto, c'è l'ultima latteria turnaria, gestita a turno dai soci, che ogni giorno si alternano al lavoro col casaro.
La natura
In pochi chilometri di auto si arriva al Bus del Buson, una stretta gola di origine preglaciale raggiungibile al termine di una camminata fra boschi e montagne. Qui in origine scorreva l'Ardo, torrente bellunese che dopo l'era glaciale si è spostato più in basso. E' una delle aree geomorfologiche più interessanti dell'arco alpino: il torrente ha scavato un canyon profondo dove vengono organizzati anche piccoli eventi o dove ci si può semplicemente fermare a meditare. Poco lontano il Pont de la mortis, dove secondo la tradizione le streghe celebravano i loro riti sabbatici. E poi ci sono gli sport invernali, nella vicinissima ski area Nevegal, la montagna dei bellunesi.
Buzzati, la sua casa e la Valmorel
Belluno lega il suo nome soprattutto a Dino Buzzati. Qui nacque infatti lo scrittore, giornalista e pittore (ma l'attività è molto più ampia), che rimase legato al territorio. Dalla montagna, la Schiara, che ne ispirò la produzione letteraria, alla villa veneta dove continuò a tornare anche negli anni del suo lavoro al Corriere della Sera e da cui ogni giorno vedeva “sorgere” le sue cime preferite. “Tutte e mattine mi alzo, attraverso il giardino, mi volto e guardo la montagna della mia vita”, scriveva Buzzati. Era una casa domenicale, dove rilassarsi il fine settimana o durante le vacanze. La famiglia viveva in centro, dove andava a prendere il caffè al Manin o al Deon, quelli che allora erano i bar della piazza. Oggi la villa cinquecentesca è gestita dalla nipote Valentina Morassutti e dalla sorella Antonella, che vi hanno ricavato anche un piccolo bed and breakfast e con la loro associazione culturale organizzano diverse attività in nome dell'autore de "Il Deserto dei Tartari”. Aperti ogni prima domenica del mese da aprile a ottobre per le visite private, oltre ad iniziative per gruppi e associazioni e letture nel granaio. La villa è a un chilometro e mezzo dal centro, la camera costa 85 euro. Nella chiesetta di famiglia c'è anche la lapide, ma non le ceneri, che forse sono state sparse dalla moglie Almerina sulle montagne. “Dino riusciva a trascorrere qui molto tempo – racconta la nipote – Passava qui tutte le estati della sua vita. A 12 anni riuscì ad andare a scalare il monte Pizzotto. Qui è nata la passione per la montagna che ne caratterizzò tutta la vita”. A lui è dedicato anche un sentiero di otto chilometri che parte da Giaon di Limana, dove si trovano le case affrescate da artisti ispirati ai suoi racconti, come “I miracoli di Val Morel”. Da gennaio questi luoghi saranno il fulcro delle celebrazioni per i 50 anni della morte dello scrittore.
Le chicche: dal borgo di Mel a Feltre
Mel è stato dichiarato uno dei più bei borghi d'Italia, a metà strada fra Belluno e Feltre. Sulla strada merita una visita anche Santa Maria Assunta a Lentiai, basilica cinquecentesca dichiarata monumento nazionale dal 1880 per il soffitto cassettonato di Cesare Vecellio, cugino di Tiziano e maestro dell'intarsio. Breve sosta al castello di Zumelle e alla distilleria Le Crode a Quero. Qui la distillazione avviene con un impianto a rame dei primi del Novecento ancora alimentato a vapore, secondo la più antica tradizione artigiana. Naturale l'approdo a Feltre, bellissima e freddissima, fatta di piazze e palazzi ricamati durante il periodo veneziano. Solo Feltre meriterebbe una visita di qualche giorno. Fino al 9 gennaio ospita un'installazione di video arte modernissima in una chiesa antica: “Resistere all'infinito” di Luca Rento, mostra evento alla chiesa dei santi Rocco e Sebastiano in piazza Maggiore.