
Le Meteore
Un paesaggio lunare, monasteri costruiti come nidi d'aquila in cima ad arditi torrioni di roccia levigata, e poi boschi e foreste, laghi, gole dove fare trekking. Dimenticatevi l'azzurro del mare e i tramonti infuocati, o il bianco delle casette dei pescatori. In questo viaggio, dalle Meteore in Grecia fino al lago di Ocrida in Macedonia del Nord, i colori sono ben diversi: variano dal grigio al marrone, dal giallo al mattone della roccia e delle case in pietra di Monodendri, a mille metri d'altezza, fino al verde dei boschi e al rosa dei monasteri che dominano le meteore o si specchiano nel lago di Kastoria.
Un viaggio insolito che parte dalla Tessaglia, regione orientale della Grecia continentale, raggiungibile in auto dall'aeroporto più vicino di Salonicco. Dopo il Partenone, le Meteore (in greco “sospese nell'aria”) sono il sito più visitato: basta arrivare a Kalambaka e immeggersi nel suo scenario mozzafiato per capire il perché.
I primi eremiti arrivarono qui nell'anno Mille, dove trovarono un paesaggio difficile da domare: meglio adeguarsi. Oggi dei 24 monasteri originari ne sopravvivono solo sei, riconosciuti come Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco per la loro bellezzza e l'armonia con la quale si sono fusi con la natura. Queste sommità, raggiungibii solo con le corde (ancora oggi è utilizzato il sistema delle carrucole) si rivelarono subito un rifugio perfetto per gli eremiti e i cristiani in fuga dai turchi. Trecento anni dopo cominciarono a essere costruiti i primi monasteri veri e propri. Chi li visita si deve cimentare fra ripidi scalini e salite vertiginose, ma la vista dall'alto e il clima che si respira all'ombra dei chiostri affrescati ripaga di tutte le fatiche. D'estate lo sforzo si somma al caldo, meglio programmare la visita in questo periodo più fresco. Le donne qui, a differenza che sul Monte Athos, sono ammesse, ma a condizione che l'abbigliamento sia considerato consono dai monaci: anche i pantaloni lunghi ma leggermente attillati vanno coperti con i parei che vengono forniti alle visitatrici per nasconderne le forme.
Il più grande è il monastero Gran Meteora, coi suoi affreschi sulla persecuzione dei cristiani. Poco distante c'è il monastero di Varlaam, molto scenografico per l'uso di funi e carrucole, ancora in voga per trasportare merci e persone. Il più difficile da raggiungere è invece il monastero di Aghia Triada, set di film di James Bond negli anni Ottanta. Per arrivarvi occorre scendere una roccia verticale e risalire 150 gradini, ma la vista mozzafiato assicurata. Un circuito, quello delle Meteore, da ripercorrere anche al calar della sera, dove è emozionante gustarsi il tramonto sui torrioni scavati dalla natura.
Nei dintorni, la tomba di Filippo II di Macedonia a Verghina, Patrimonio Unesco e uno dei siti archeologici più importanti della Grecia. Il suo nome è legato a quello di una regina morta suicida nel fiume Aliakmone per sfuggire ai turchi. Con Filippo II anche i resti di Cleopatra, la sua ultima giovane moglie.
Di nuovo in viaggio, ci si sposta in Epiro, dagli oracoli di Dodona ai monasteri nell'isola di Giannina (Ioannina). Fu roccaforte di Alì Pascia, che governò la città dal 1788 sino alla sua morte. Ioannina rimase sotto il giogo dell’Impero Ottomano per quasi 500 anni, le influenze turche qui sono sopravvissute più che in altre parti della Grecia.
Dopo una breve visita e una gita in battello si può risalire verso Monodendri, dove ad attendere il visitatore provato dalla fatica e dal caldo ci sono le case di pietra, le fresche piazze con i tavolini sotto gli alberi e le camere col caminetto o la stufa. Siamo a mille metri d'altezza, nel paradiso del trekking, in una Grecia che non ti aspetti. Oltre al villaggio tradizionale, vanno visitate la chiesa di Agios Athanasio, il parco nazionale di Vikos–Aoös e il monastero a picco sulla gola rocciosa di Agia Paraskevi. Per i più allenati, trekking ai “Drakolimni” di Tymfi e Smolikas, laghi subalpini a duemila metri d'altezza.
Il viaggio riprende attraverso i villaggi di Eptachori e Pentalofos, per arrivre a Kastoria, un gioiellino affacciato sul lago con un grande patrimonio artistico: oltre 50 chiese bizantine e medievali. Ma la vera meta è Ocrida, in Macedonia del Nord: per entrare nello stato nato dalla disgregazione dell'ex Jugoslavia occorre varcare una frontiera dove ancora si respira il ricordo della disputa con la Grecia per l'utilizzo del nome e per la bandiera originariamente adottata dalla Repubblica macedone, dove campeggiava la Stella di Verghina, simbolo della dinastia di Filippo II. Non a caso, su uno dei muri della dogana greca compare lo slogan ”la vera Macedonia è nata in Grecia”. Ma vale la pena di superare le formalità burocratiche (a partire dai controlli anti-Covid) perché Ocrida è di nome e di fatto la perla dei Balcani. Sul suo lago che sembra un mare si narra che nell'antichità esistessero 365 chiese, una per ogni giorno dell'anno. Di certo nella Repubblica della Macedonia del Nord si trova uno dei laghi più antichi d'Europa, un milione di anni, condiviso con l'Albania. Entrato anch'esso nel patrimonio dei beni tutelati dall'Unesco, è anche il lago con più specie autoctone al mondo: 212 fra animali e vegetali, compresa la trota del lago di Ocrida. Fuori dal turismo internazionale di massa, Ocrida affascina per il suo mix di natura e misticismo, divertimento e arte. Affascinano il ritmo lento delle sue taverne, dove si può mangiare con l'equivalente di 5-10 euro, i monasteri affacciati sul lago al tramonto, le calette e la vivacità della vita lungo la costa. E c'è sempre un barcaiolo pronto a soccorrervi, dopo una scarpinata lungo il lago, e a riportarvi in barca al porticciolo per qualche monetina.