Mantova, 7bottobre 2023 – Mentre in Europa si agitano gli spettri della guerra, Mantova celebra Rubens, l’interprete più alto della “lingua figurativa europea”, un terreno comune che ha internazionalizzato l’arte del Vecchio continente e lo ha reso unito.
"Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà” è il titolo della mostra che da ieri e fino al 7 gennaio darà uno spaccato inedito del maestro fiammingo, delle sue radici italiane, e in particolare mantovane. Per l’appuntamento di Palazzo Te, che coinvolge anche Palazzo Ducale e la Galleria Borghese di Roma, sono arrivate a Mantova opere provenienti da 22 istituzioni museali internazionali: tra gli altri, il Louvre, il Prado, il Museo Boijmans di Rotterdam, la Galleria Nazionale di Danimarca, e poi i Musei Capitolini e quelli Reali di Torino.
La mostra
La mostra, curata da Raffaella Morselli, si compone di 52 opere, 17 delle quali del Maestro, divise in 12 sezioni. Se il direttore della Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni, si sofferma sul ruolo di Rubens come portatore di pace (fu anche ambasciatore) in un’Europa dilaniata (“La pratica della libertà propria della pittura diventa una cifra preziosa della cultura europea”), è stata la curatrice ad addentrarsi sui legami tra l’artista proveniente dalle Fiandre e i suoi grandi riferimenti italiani, a cominciare da Giulio Romano, il genio a cui si deve Palazzo Te.
Rubens (nato a Siegen nel 1577 e morto ad Anversa nel 1640) arriva a Mantova passando dalla Porta della Pusterla nel 1600: conosce già Giulio Romano, ma solo ‘in bianco e nero’, ha visto i suoi disegni. Ora, invitato da Vincenzo I Gonzaga, si trova di fronte alla straordinaria reggia estiva giuliesca e rimane soggiogato da forme, colori, dai suoi “gigantismi”.
In Italia
La permanenza in Italia, durata quasi 10 anni, trasforma il fiammingo da artista promettente a figura-chiave del Barocco europeo. Il percorso espositivo parte dai disegni visti da Rubens, per snodarsi in esempi di collegamenti immediatamente visibili tra le opere di Giulio Romano e quelle dell’artista fiammingo e dei suoi eredi. Tra le eccezionali testimonianze c’è anche quella di un intero soffitto dell’appartamento di Jacob Jordaens, epigono di Rubens, trasportato da Anversa e rimontato a Mantova.
Anch’esso conferma il suggestivo dialogo tra arte classica, genio italiano e innovazione fiamminga, che non si interrompe a Palazzo Ducale, dove di Rubens si conserva la parte centrale del suo trittico più famoso, quello per la chiesa della Santissima Trinità, mentre l’appartamento ducale di Vincenzo I, il mecenate dell’artista, è stato completamente re-illuminato e lo resterà anche dopo la mostra al Te.
All’inaugurazione al Te è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, per sottolineare la qualità dell’evento, la sua valenza ‘politica’ in Europa, il filo rosso che unisce Giulio Romano a Rubens, e questi a Tiziano, per arrivare a un contemporaneo come Bacon. Della presenza del viceministro ha approfittato il sindaco di Mantova Mattia Palazzi: “L’anno prossimo celebreremo i 500 anni di Palazzo Te: ci stiamo già lavorando e chiediamo il sostegno di tutte le istituzioni, a cominciare dal Governo”.