di Gabriele Moroni

Cremona, 9 luglio 2013 - «Si tratta veramente di una condotta omicidiaria con irraggiungibile grado di efferatezza, molto superiore a quella tenuta da chi, per fare un esempio, spara e uccide con una pistola o con il fendente di un coltello. Maurizio Iori non solo ha perfidamente ingannato persone che gli volevano bene, ma ha visto morire lentamente, davanti a sé, l’innocente sangue del suo sangue e la povera Claudia. Aveva tutto il tempo per fermarsi, per tornare indietro, ma non l’ha fatto ed è rimasto imperturbabile davanti all’agonia di due esseri umani che morivano per mano sua».

Sono dense, a tratti drammatiche, le 97 pagine con cui il presidente estensore Pio Massa motiva la sentenza della Corte d’Assise di Cremona che il 18 gennaio ha condannato all’ergastolo Maurizio Iori, ormai ex primario oculista dell’ospedale di Crema. Era accusato di avere narcotizzato con il tranquillante Xanax occultato in una cena di sushi e asfissiato con il gas butano la sua amante di un tempo, Claudia Ornesi, 42 anni, e Livia, la loro bambina di due anni. Avrebbe poi inscenato un «suicidio allargato». Il medico è stato anche privato della patria potestà sui tre figli nati da due diversi matrimoni.

A Iori «di questa quarta figlia non importava assolutamente nulla», cercava di tenerla segreta. Quando Claudia gli consegna una dura lettera in cui chiede per Livia pari dignità con gli altri figli, sente minacciato il proprio equilibrio di vita», fatto di lavoro, tre famiglie, quattro figli «e soprattutto una madre temuta ed onnipresente che non deve essere turbata da alcunché». Menzogne, falsità. L’oculista nega fino a quando gli è possibile la sua presenza in casa della Ornesi nella serata del 20 luglio 2011. La sera del 16 luglio ha forse luogo una sorta di prova generale dell’omicidio.

Dopo una cena con Iori, Claudia Ornesi racconta alla madre del sapore strano di una insalata di riso e del sonno in cui sprofondò per tutta la notte.Nelle motivazioni si parla della «rilevantissima probabilità» che la donna e la bambina «siano morte per l’azione di una persona che abbia posto una bomboletta di gas davanti alla loro bocca facendo loro ingerire direttamente» il gas Gpl, forse coprendo anche la testa con dei sacchetti. Altrove viene evocata l’immagine dell’omicida che «stando in piedi» poteva «assistere in diretta all’agonia altrui».

gabriele.moroni@ilgiorno.net