
Alessandra Testa, 51 anni insieme al neuroradiologo interventista Michele Besana dell’ospedale di Cremona
Cremona, 17 aprile 2025 – “Erano le cinque di mattina. Mi ero alzata per andare in bagno e all’improvviso ho sentito un fortissimo mal di testa. Un dolore così forte non l’avevo mai sentito, nemmeno quando ho partorito. Il mal di testa si è spostato al collo. Non ci vedevo più, era tutto buio, mi sentivo totalmente paralizzata. È arrivata la mia ora, mi son detta”. Alessandra Testa, 51 anni, inizia così a raccontare il giorno che non avrebbe mai immaginato di vivere. È il figlio a chiamare subito i soccorsi. Dopo una prima valutazione all’ospedale di Crema, viene trasferita d’urgenza a Cremona.
Cos’è successo
Da quel momento, i ricordi si interrompono. Al risveglio, dopo l’intervento, scopre di aver avuto un’emorragia cerebrale causata dalla rottura di un aneurisma. Ad intervenire, in emergenza, è stata l’équipe di Neuroradiologia diretta da Claudia Ambrosi e composta da Michele Besana, Emilio Giazzi, Gloria Maccabelli, Barbara Romano, Alessandro Scavuzzo. Determinanente, a salvarle la vita, è stato il fattore tempo e l’aver chiamato il 112 per arrivare subito in ospedale.
I numeri
Ogni anno sono circa trenta i pazienti che arrivano in emergenza nella Neuroradiologia di Cremona per la rottura di un aneurisma cerebrale: l’ospedale è il centro di riferimento provinciale per il trattamento delle patologie neurovascolari tempo-dipendenti (come l’aneurisma cerebrale), sia in fase acuta (rottura improvvisa) che in elezione (diagnosi e intervento programmato). Si tratta di un’attività altamente specializzata necessaria per affrontare situazioni complesse. L’aneurisma cerebrale è una dilatazione anomala di un’arteria del cervello.
Intervento d’équipe
“Immaginate un palloncino che si forma lungo la parete di un’arteria – spiega Besana, neuroradiologo interventista –. Con la continua pressione del sangue, questo palloncino si gonfia fino a rischiare di rompersi”. I fattori di rischio più importanti sono la familiarità, l’ipertensione e il fumo. “Quando un paziente arriva in ospedale con sospetta emorragia cerebrale le opzioni di trattamento sono due – precisa Besana –: una è l’intervento neurochirurgico, eseguito dall’équipe guidata dal dottor Fioravanti; l’altra è l’approccio endovascolare, meno invasivo, che viene effettuato dalla Neuroradiologia. La scelta della tecnica si fa valutando caso per caso”.