Bordolano (Cremona), 26 gennaio 2016 - Un impianto di stoccaggio da oltre un miliardo di metri cubi di metano Bordolano, piccolo comune al confine tra le province di Cremona e di Brescia. I lavori proseguono e gli ambientalisti lanciano l’allarme: non ci sono ancora i piani di emergenza esterna per la centrale, così come manca - a loro dire - l’elaborato tecnico del Comune sul «Rischio di Incidenti Rilevanti», che doveva essere pronto nel 2013.
Per sabato è in programma la quarta manifestazione di protesta, che ha l’obiettivo richiamare l’attenzione sul pericolo (sul quale gli scienziati sono ancora divisi) del sisma indotto, tema che coinvolge anche chi abita nel basso Bresciano. Stogit (la società che ha ottenuto la concessione) aveva avviato il progetto nel lontano 2006, per convertire il giacimento esaurito di Bordolano in un sito per lo stoccaggio di gas metano con una capacità di complessiva di circa 1,2 miliardi di metri cubi.
Sono novantamila i metri quadri occupati dal nuovo impianto, che comprende la nuova centrale di compressione e trattamento del gas, oltre a nove pozzi e un metanodotto di circa 2 chilometri per il collegamento alla rete Snam. I meccanismi di compressione del metano potranno erogare energia per 181 megawatt termici, ovvero per una città di 80mila abitanti.A dare un impulso al percorso iniziato 10 anni fa era stato lo Sblocca Italia, nel 2014: secondo l’articolo 38, gli stoccaggi di gas nel sottosuolo rivestono carattere di interesse strategico, sono urgenti, indifferibili e di pubblica utilità.
«Eppure negli ultimi dieci anni – spiega Ezio Corradi, vicepresidente del Coordinamento che si occupa del caso – i consumi di metano sono calati del 30%. Ne vale davvero la pena, considerando anche le emissioni di inquinanti?». Dal 2006 ad oggi, inoltre, di mezzo c’è stato anche il sisma dell’Emilia Romagna, che ha acceso i riflettori sulla possibile correlazione tra lo stoccaggio sotterraneo di gas e i terremoti, come indicato dalla commissione Ichese. A Bordolano, sarà immesso metano a forte pressione, 240 bar. I pozzi sono tra i 1.500-1.950 metri di profondità, mentre la sorgente sismogenica è a 2.000 metri di profondità Il rischio è che si generino sismi per un raggio di 10 chilometri, in un’area in cui ricadono 19 comuni con 60.000 abitanti.
«Nel 2013 – spiega Giacomo Cangini – il ministero Ambiente ha prescritto che a Bordolano il monitoraggio sismico debba essere eseguito almeno un anno prima che inizino le immissioni di gas. Ma qui in realtà è stato iniettato gas nel sottosuolo dal 2010, come affermato dall’ Unmig». I piani di emergenza, invece, ancora non ci sono, ma quella di Bordolano non è un’anomalia. «Su dieci – ricorda Corradi – solo due impianti lombardi hanno questi piani». Sabato, dunque, la manifestazione nel comune cremonese, per richiamare l’attenzione degli amministratori.