
Simona Beccalli, sorella di Sabrina
Cremona - «Sei un morto che cammina". L’udienza preliminare è appena terminata. Simona Beccalli, in lacrime, sfoga tutta la sua rabbia dolorosa contro l’uomo accusato di essere l’assassino di Sabrina, sua sorella. Alessandro Pasini, capelli grigi rasati, camicia bianca, jeans, scarpe da ginnastica, fra le mani una bottiglietta di acqua, si allontana in mezzo agli agenti di polizia penitenziaria verso il cellulare che lo riporta nel carcere di Monza. "Per tutta l’udienza – dice il fratello Gregorio – lo abbiamo guardato in faccia. E lui, tremando, non ha avuto il coraggio di guardarci. Stava a testa bassa o guardava il giudice. Ha ragione mia sorella: è un morto che cammina". In tribunale a Cremona dura due ore l’udienza davanti al gup Elisa Mombelli che acconsente al rito abbreviato chiesto dal difensore Paolo Sperolini. Alessandro Pasini, 46 anni, sarà processato il 15 ottobre.
Il pm Lisa Saccaro lo accusa dell’omicidio di Sabrina Beccalli, a Crema, morta a 39 anni nelle prime ore di Ferragosto di un anno fa, della distruzione del suo cadavere (dato alle fiamme sulla Panda della donna nelle campagne di Vergonzana), di incendio doloso con pericolo per l’incolumità pubblica e crollo di edificio. Quest’ultimo capo d’imputazione è legato alla circostanza che, prima di allontanarsi con il cadavere di Sabrina dall’abitazione dell’ex fidanzata Susanna Lipani, l’uomo aveva tagliato i tubi del gas. Simona, Teresa, Gregorio Beccalli sono accompagnati dall’avvocato Antonino Andronico e da Edi Sanson, consulente con il generale Luciano Garofano. "Voglio guardarlo in faccia", dice Simona.
La famiglia si costituisce parte civile attraverso l’avvocato Andronico. Il legale deposita una consulenza tecnica sulla dinamica del fatto e un’altra sul traffico di messaggi sul cellulare di Pasini nella mattinata della morte di Sabrina. L’avvocato Piergiorgio Bertoli è parte civile per Susanna Lipani per il capo d’imputazione legato al crollo di edificio. La Lipani entra così nel procedimento dopo che una denuncia querela presentata non aveva portato a una iscrizione nel registro degli indagati. Il difensore Sperolini replica con una relazione del consulente medico legale Angelo Grecchi, indagini difensive, documenti raccolti, una memoria dell’imputato. Con il rito abbreviato il procedimento si baserà esclusivamente sulle carte e non saranno sentiti testimoni. Il rito dà diritto, in caso di condanna, allo sconto di un terzo della pena. Secondo la legge l’abbreviato non è concesso per l’omicidio aggravato. "Noi pensiamo – commenta infatti l’avvocato Andronico – che l’omicidio sia stato commesso nel contesto di un tentativo di violenza sessuale. Abbiamo sostenuto che si trattasse di un reato aggravato e quindi punibile con la pena dell’ergastolo, ma allo stato degli atti il giudice ha ritenuto che non sia così. Vedremo all’esito della discussione".