CREMA – Un padre che si presenta ai giudici mostrando la felpa insanguinata del figlio, picchiato a sangue il 3 aprile 2022 da uno dei due eroi del dirottamento del pullman, il maggiore d’età, all’epoca del pestaggio diciassettenne e oggi maggiorenne.
L’uomo ha voluto mostrare ai giudici quel che aveva subito il figlio, quando una sera di inizio primavera era stato circondato da un gruppo di ragazzi per essere picchiato da uno di loro che voleva rubargli un cappellino. La vittima era stata lasciata a terra e poi soccorsa e portata in ospedale, dove era stata raggiunta dai carabinieri.
Nell’udienza di ieri, in Tribunale a Brescia, l’eroe del bus - nel 2019 aiutò a mettere in salvo la cinquantina di ragazzi presi in ostaggio come lui sul mezzo dirottato e poi incendiato da Ousseynou Sy a San Donato Milanese - è comparso davanti al giudice che lo aveva già obbligato, nell’ottobre 2022, a restare in comunità per un anno.
Ordine disatteso dal ragazzo, che è stato trovato più volte in condizioni “anomale“. Il magistrato ieri lo ha redarguito bruscamente e lo ha condannato a un altro anno di messa in prova: dovrà andare ad aiutare la Caritas di Crema, presentarsi con puntualità al Sert, sottoporsi a colloqui con specialisti per intraprendere un percorso di ripresa.
Quella sera del 3 aprile l’eroe del pullman, purtroppo già noto per altre intemperanze precedenti e successive all’atto eroico che l’aveva visto protagonista con un altro ragazzo sul pullman, aveva fermato un coetaneo nei giardini di viale Santa Maria. Voleva il suo cappello, ma il ragazzo non intendeva darglielo. Di lì la gragnuola di pugni e calci fino a lasciare il giovane a terra sanguinante. Subito soccorso, il ragazzo era finito in ospedale, accompagnato dal padre al quale aveva riferito chi era stato l’autore dell’assalto. Il giovane aveva anche precisato che a picchiarlo era stato solo uno e aveva fatto il nome.
Uscito dal Pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni, la vittima aveva però impiegato ben di più per guarire sia dai colpi fisici subiti, sia da quelli psicologici. Il padre aveva subito presentato denuncia. Il giudice del tribunale dei Minori lo scorso 20 ottobre aveva ascoltato le parti e imposto al picchiatore un anno di permanenza in comunità. Ieri mattina, sempre nel tribunale dei Minori, appurato che la prima messa in prova non aveva dato esiti positivi, il magistrato ha ordinato un anno di proroga, sperando che il giovane si ravveda. Ai due protagonisti della vicenda venne concessa la cittadinanza italiana all’indomani della tragedia sfiorata. Il più giovane è da tempo emigrato con la famiglia in Germania, il più anziano è finito nei guai.