
SULL’ALTARE Don Francesco Manenti 64 anni (al centro, in rosso) dopo una cresima al santuario del Marzale
Crema, 18 ottobre 2015 - Un lungo applauso ha accompagnato l’annuncio del vescovo di Crema, monsignor Oscar Cantoni, in Duomo, ieri a mezzogiorno. La notizia è che don Francesco Manenti è stato nominato vescovo di Senigallia, la consacrazione avverrà il 22 novembre e l’ingresso nella città marchigiana sarà presumibilmente prima di Natale. C’è emozione non solo da parte dei sacerdoti presenti, convocati d’urgenza venerdì alle 17 con una email criptica che non lasciava supporre nulla. «In un momento storico in cui sentivamo la necessità di essere confermati nel cammino della fede – ha detto monsignor Cantoni – la nostra piccola ma vivace diocesi continua a dimostrarsi feconda. Nel passato ha dato i natali a grandi vescovi, dal patriarca di Venezia Marco Cè, nativo di Izano, al nunzio apostolico Luigi Dossena, passando per i monsignori Carlo Ghidelli, Rosolino Bianchetti, Franco Croci».
L'ultima nomina è stata quella dell’offenenghese monsignor Ghidelli, chiamato dal papa Giovanni Paolo II a reggere la diocesi di Lanciano-Ortona nel 2000. Da allora nessun cremasco aveva rivestito incarichi di rilievo, se si eccettua don Mauro Inzoli, in predicato di diventare vescovo di Lodi ma stoppato dal cardinale Scola, per l’inchiesta di violenze sessuali su minori culminata questa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio.
E don Francesco Manenti, 64 anni, nativo di Sergnano, ordinato sacerdote nel 1975, aveva avuto dal vescovo il compito di sostituire alla guida della parrocchia della Santissima Trinità proprio don Mauro. «Ringrazio Papa Francesco – ha detto emozionatissimo il nuovo vescovo – e dato che non mi conosce personalmente, anche le persone che lo hanno aiutato nella scelta, alle quali chiedo un supplemento di preghiera, perché se le cose non andranno bene, la colpa sarà anche un po’ loro. Grazie alla diocesi di Crema, di cui come ha ben detto il vescovo Oscar, io sono discepolo e figlio. Ricordo ora i miei genitori, la mia famiglia, i molti preti, i superiori del seminario, gli insegnanti, gli amici che mi hanno aiutato nel cammino intrapreso. Spero di essere un prete come Sant’Ignazio, che ha saputo sacrificarsi per la sua chiesa».