TIZIANO TROIANELLO
Cronaca

Cremona, psichiatra deve restituire il lascito della paziente. “La legge è chiara: cure mediche uguali per tutti”

L’avvocato dell’Asst Cremona: “Principio dalla valenza morale importante: l’assistenza in una struttura pubblica non dipende dalle disponibilità economiche di chi viene curato”

I medici delle strutture pubbliche non possono accettare regali (foto di archivio)

Cremona – Voleva ringraziare con un lascito da 50mila euro il medico che si era preso cura di lei dal 2010 al 2 aprile 2020, data in cui fu sopraffatta dalla prima ondata di Covid. Ma si è scontrata con il Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni che, riprendendo i contenuti dell’articolo 4 comma 1 del Decreto del presidente della Repubblica del 16 aprile 2013 stabilisce che “il dipendente pubblico non richiede, né sollecita per sé o per altri, regali o altre utilità se non di modico valore, quantificato in 150 euro”. E così il giudice del lavoro di Cremona ha condannato lo psichiatra (il quale, nel frattempo, dal 16 agosto 2020, è andato in pensione) a restituire i 50mila euro con tanto di interessi mettendoli a disposizione dell’Asst di Cremona.

La donna, C.R., residente a Pizzighettone, era stata seguita dal 1991 nel Centro psicosociale di Soresina (ora chiuso), struttura facente capo all’Asst di Cremona. E, dal 2010, era stata curata dal dirigente medico presso l’Unità Operativa di Psichiatria. "Cure sempre prestate con grande umanità e competenza professionale” come aveva riconosciuto fin da subito la paziente. Tanto che, nel febbraio del 2011, nel momento in cui aveva redatto il proprio testamento in uno studio notarile di Soresina, aveva previsto due differenti disposizioni da 50mila euro ciascuna ed entrambe destinate al medico: i primi 50mila euro avrebbero dovuto essere utilizzati per gli utenti della struttura di Soresina (attiva all’epoca della stesura dell’atto, ma non più quando la donna morì): gli altri 50mila euro erano direttamente per lo psichiatra come segno di riconoscenza personale.

Ad aprile del 2021, gli eredi della donna, in adempimento del legato disposto dalla loro familiare, hanno corrisposto i 50mila euro al medico: a seguito della richiesta ufficiale dell’azienda di restituire la somma lui si era rifiutato. Così è iniziata la battaglia legale.

"L’Asst di Cremona - commenta l’avvocato Paolo Franco che ha difeso l’azienda socio sanitaria coadiuvato dall’avvocato Aurelio Favaró - si è rivolta al tribunale per fare in modo che venisse rispettato un principio di legge dalla valenza morale importante, ossia che l’assistenza medica in una struttura pubblica debba essere uguale per tutti indipendentemente dalle disponibilità economiche di chi viene curato. Si deve considerare che il medico di struttura pubblica si trova in una posizione di privilegio e non ci deve essere un legame anche economico con i pazienti”.

"La legge è netta, indipendentemente dal fatto che il medico sapesse della donazione in suo favore o meno – prosegue l’avvocato Franco –. E vuole escludere che un camice bianco possa essere indotto a fare qualcosa di meglio per un paziente nutrendo aspettative di una ricompensa economica. Se un paziente di struttura pubblica vuole ringraziare per il trattamento ricevuto deve fare una elargizione alla struttura e non alla persona”.

I 50mila euro che, a seguito della decisione del giudice, andranno all’Asst "saranno utilizzati per il funzionamento dei presidi cremonesi, consapevoli che in momento di scarsità di risorse ogni goccia che può arrivare ad alimentare attività correnti, di sviluppo e assistenza è importante” conclude l’avvocato.