TIZIANO TROIANELLO
Cronaca

Crotta d’Adda, il paese più inquinato in cui vivere: “Ma non siamo la pattumiera d’Europa”

Viaggio nel piccolo centro cremonese al centro di un reportage del Guardian. Tutta colpa di un agricoltore

Crotta d'Adda

Crotta d’Adda (Cremona), 23 settembre 2023 – L’operaio del Comune sta pulendo il marciapiede della strada principale del paese. Poco più avanti alcune persone sono radunate davanti al bar. L’Adda lambisce il paese e scorre velocemente verso la sua foce. Non è in secca, anzi appare in discreta salute. Tra pochi chilometri si butterà nel Po.

Crotta d’Adda

E’ venerdì mattina, sono quasi le 11 e pare tornata la normalità a Crotta d’Adda, centro di 628 abitanti in provincia di Cremona, piena Pianura Padana dove l’aria e l’inquinamento ristagnano, dopo che fino a lunedì le persone hanno dovuto convivere con odori nauseabondi che li hanno costretti a barricarsi in casa. Anche se questo a volte non bastava neppure. La causa scatenante è stato lo spargimento in un terreno agricolo, per concimarlo, di gessi da defecazione senza che questi fossero immediatamente interrati come prevede la norma.

L’emergenza su The Guardian

L’emergenza vissuta dai residenti è finita anche sulle colonne del quotidiano britannico ‘The Guardian’ che giovedì ha indicato Crotta d’Adda come uno dei luoghi peggiori in cui vivere nel continente per la presenza di smog, fanghi di depurazione utilizzati nei terreni agricoli circostanti, allevamenti di maiali e pollame.

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Nel 2018 Le Monde

Questa non è stata la prima volta in cui Crotta d’Adda è salita agli onori delle cronache internazionali. Nel 2018 infatti i francesi del quotidiano ‘Le Monde’ avevano riportato i dati di una ricerca che indicavano come ci fossero 11 i siti nel territorio cremonese contaminati dai cosiddetti Pfas (sostanze perfluoroalchiliche o acidi perfluoroacrilici, ossia una famiglia di composti chimici ampiamente utilizzati dall’industria in quanto idrorepellenti e oliorepellenti e che si possono trovare ovunque nella nostra vita quotidiana, dalle pentole antiaderenti all’abbigliamento, dalle scarpe impermeabili fino ad alcuni imballaggi alimentari e nei pesticidi: in pratica acidi molto forti resistenti ai processi naturali di degradazione) e anche in quel caso i valori più elevati risultavano essere a Crotta d’Adda, con 297 nanogrammi per litro d’acqua.

Le testimonianze dei cittadini

È venerdì e la mattina è nel vivo quando arriviamo a Crotta d’Adda. Da queste parti il borgo è noto soprattutto per un evento che si tiene alla fine di gennaio: ‘I canti della merla’. In pratica vengono intonati, approfittando del suggestivo scenario delle rive dell’Adda, canti popolari accompagnati da falò propiziatori e degustazioni di prodotti locali. Un rituale che la tradizione contadina tramanda per proteggere i campi e il raccolto dal freddo più temibile dell’inverno.

Fuori dalle prime case che incontriamo lungo la strada non si scorge nessuno. Arriviamo nel “cuore” del paese. La prima persona che scorgiamo è l’operaio del Comune. Con la ramazza sta pulendo un marciapiede e ha appena finito di dare informazioni a un automobilista che si era fermato e gli aveva chiesto aiuto. Cinquanta metri più avanti ci sono alcune persone radunate vicino ai tavolini esterni di un bar.

Il problema è esploso circa quindici giorni fa - testimonia Maurizio Toscani - quando un agricoltore ha sparso i ‘fanghi’ nel terreno proprio qui davanti. Abbiamo vissuto giorni brutti in cui non si poteva resistere. Una signora ha anche avuto problemi respiratori e l’hanno portata al pronto soccorso”. "Siamo abbastanza abituati qui perché gli spargimenti dei fanghi in agricoltura avvengono un paio di volte all’anno - aggiunge Marco Chiesa -, ma questa volta è stata più fastidiosa delle altre”. “Quando ci sono questi cattivi odori per il paese cerchiamo di difenderci tenendo le finestre chiuse e usciamo di meno” sottolinea Emanuele Abbiati. “Non andremmo comunque a vivere in nessun altro paese” ribadiscono in coro.

Il vicesindaco e assessore all’Ambiente

A ricostruire l’accaduto ci pensa il vicesindaco e assessore comunale all’Ambiente Andrea Castelvecchio. "Innanzitutto voglio dire che la ricerca de Le Monde si basava su una campagna di carotaggio del 2012 con valori assunti in un punto non ben identificato di Crotta - chiarisce immediatamente mentre ci spostiamo verso un altro punto della strada principale dove però già dopo pochi attimi veniamo assaliti dalle mosche ma resistiamo e proseguiamo nel dialogo -. A seguito di quanto emerso comunque abbiamo coinvolto Arpa Lombardia che, dal 2018, ha avviato un monitoraggio con risultati che vengono pubblicati ogni tre mesi sul sito, visibili a tutti e i valori dei Pfas si sono ridotti a un decimo di quelli che erano stati resi noti nel 2012. Sempre Arpa ha affermato che quella ricerca del 2012 non era scientificamente provata perché carente di troppi elementi”. “Noi non minimizziamo la situazione né i pericoli per il nostro paese - prosegue il vicesindaco (rappresentante di una lista civica eterogenea) -, tanto che appena insediati abbiamo commissionato un’analisi elettromagnetica. Qui vicino poi abbiamo la discarica di inerti da 250mila metri cubi dell’acciaieria che si trova alle porte di Cremona, sono rifiuti con la carica inquinante abbattuta ma è monitorata anche da una commissione provinciale ad hoc. E sarà ancora attiva credo per un paio di anni. Inoltre abbiamo chiesto sempre ad Arpa la ‘speciazione’ delle nostre polveri sottili, per conoscere il livello di Pm10 e da cosa è causato: è emerso che la produzione è legata soprattutto all’uso domestico dei camini a legna e al passaggio dei mezzi agricoli sulle strade bianche. Il traffico veicolare da noi non è rilevante e le polveri della discarica dell’acciaieria non sono rilevate perché sono pesanti”.

Andrea Castelvecchio, vicesindaco di Crotta d'Adda
Andrea Castelvecchio, vicesindaco di Crotta d'Adda

Sull’episodio che ha costretto i residenti a chiudersi in casa racconta: “È successo martedì 5 settembre, alcuni cittadini hanno avvertito un forte odore di ammoniaca e irritazione agli occhi e alle vie respiratorie. C’era vento e non si capiva da dove provenisse. Abbiamo iniziato a chiamare tutti gli agricoltori e alla fine abbiamo scoperto che stavano spandendo i gessi da defecazione in direzione di Acquanegra. Abbiamo chiesto all’agricoltore di sospendere immediatamente, avvisando contestualmente Arpa e carabinieri. Il problema era che quei gessi non erano stati ancora interrati come invece si dovrebbe fare immediatamente dopo lo spandimento. Arpa ha multato l’agricoltore. Il conto terzista che si occupa di queste operazioni ha sostenuto che il terreno era troppo duro e avrebbe dovuto utilizzare l’aratro con sgancio automatico che però avrebbe avuto a disposizione solo da sabato. ‘Altrimenti se l’aratro mi si rompe me lo pagate voi’, ha posto come condizione. Nei giorni successivi poi ci sono stati riferiti altri problemi per il terreno che non sarebbe stato ancora pronto per l’interramento uniti a qualche giorno di maltempo e così si è arrivati a lunedì 18, il giorno in cui questi fanghi sono stati finalmente interrati e la situazione è tornata alla normalità”.

Il sindaco Baroni

Si sono così placate anche le proteste dei residenti che erano state continue e pressanti. Non ancora dal punto di vista delle mosche che nel frattempo hanno continuato ad assalirci. Così ci rifugiamo nel palazzo comunale. Qui c’è anche il sindaco Sebastiano Baroni: “Sono tre o quattro giorni che purtroppo qui con le mosche è così” testimonia. “Per quello che è accaduto il 5 settembre il mio parere è che abbiano voluto fare un tentativo - aggiunge, specificando di parlare anche come nipote di agricoltore -. Utilizzando l’aratro a dischi anziché la procedura tradizionale si consuma meno gasolio e si fa tutto più rapidamente. Noi riteniamo che vada modificata la normativa regionale che permette lo spandimento dei gessi da defecazione nei campi situati fino a 50 metri dagli abitati e dei fanghi da depurazione fino a 150 metri. Sono distanze troppo ridotte e abbiamo chiesto ai nostri rappresentanti a livello regionale che si faccia qualcosa per modificare questi parametri. Inoltre, mentre i fanghi sono considerati un rifiuto e quindi sottoposti ad analisi e tracciamento, nel momento in cui questi diventano gesso (aggiungendo ai fanghi calce viva e acido solforico) sono un normale prodotto non sottoposto più a quei controlli. E noi come amministrazione comunale non possiamo fare nessuna ordinanza perché bloccheremmo l’attività di concimazione di tutti gli agricoltori e per un paese come il nostro in cui questa è l’attività principale è una strada impraticabile”.

Gli allevamenti di maiali e pollame

Crotta d’Adda dagli inglesi del The Guardian era stata additata anche per la presenza di allevamenti di maiali e pollame. “Sono tre gli allevamenti di suini sul nostro territorio comunale, due quelli dei bovini da latte e uno per il pollame - chiarisce il sindaco -. Per quanto riguarda i maiali il problema è che i liquami che finiscono nei terreni sono molto carichi di ammoniaca. Bisognerebbe investire di più nell’innovazione, ricorrendo al processo di stripping dell’ammoniaca”, il processo chimico-fisico con cui viene rimosso l’azoto ammoniacale dalle acque reflue.