PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Niente dieta vegana alla materna: "Così si lede il diritto di mia figlia"

La guerra di una mamma di Casaletto contro il "no" del sindaco

Una mensa scolastica (immagine di repertorio)

Casaletto Ceredano, 11 ottobre 2016 - Perché una bambina musulmana o una celiaca possono seguire la loro dieta e una vegana no? Se lo è chiesto Grazia, mamma di Paola (nome di fantasia) che da tempo sta cercando di vedere accordato un suo diritto per il quale dibatte con Aldo Casorati, sindaco di Casaletto Ceredano. Paola ha quattro anni, la sua famiglia è vegana e vuole che la bimba segua i dettami di questa rigida dieta. Lo scorso anno, quando è arrivato il tempo dell’asilo, Grazia, viste le difficoltà incontrate, ha deciso di mandare la figlia alla scuola materna di Paderno Dugnano. Là abita la sorella che può accudire la nipote e in quell’asilo la dieta vegana è presente. Passano i mesi, la donna a gennaio ha parlato con le maestranze dell’asilo di Casaletto Ceredano e ottenuto assicurazioni: dietro una liberatoria con la quale la mamma si assume tutte le responsabilità della dieta assegnata alla figlia, la mensa fornirà i pasti desiderati. Si è fatto di più: si è chiesto alla mamma di suggerire delle ricette, richiesta alla quale la donna ha ottemperato. Il patto è stato suggellato a febbraio con l’assessore del paese, la quale ha confermato tutto. A luglio la bambina ha partecipato al Grest, ma la mamma, per non creare problemi, ha deciso di portare a casa la piccola per i pasti. Il 7 settembre l’assessore ha confermato che per la dieta vegana all’asilo non c’era problema.

«Invece i problemi c’erano – afferma la mamma – perché quando è cominciata la mensa, il 15 settembre, sono venuta a sapere che la dieta vegana non è stata concessa. Ora, questo va contro le direttive della Regione Lombardia che nel 2012 ha sancito che è un diritto avere la propria dieta e addirittura ha allegato dei menù per vegani. Ho avuto un altro incontro con l’assessore al quale ha partecipato anche il sindaco del paese, Aldo Casorati, il quale dapprima ha fatto presente che la cuoca deve cucinare per 80 persone e non ce la fa più e che quindi aggiungere una dieta vegana significa aumentare un carico di lavoro già grande e, alla fine, spazientito, ha affermato anche che nel suo paese si fa come dice lui. Questo non mi è proprio piaciuto perché io rivendico un diritto sancito dalla direttiva regionale e che se non applicato diventa discriminante. Andare a prendere la bambina a scuola alle 11 e riportarla alle 13 significa perdere ore di lavoro e destabilizzare la bambina, che piange quando la si riporta. Nei prossimi giorni una rappresentante della Lav contatterà il sindaco per vedere di risolvere il problema e introdurre la dieta vegana».