Condannato il medico di 63 anni accusato da cinque lavoratrici di averle abusate durante una visita in azienda. Il giudice Elisa Mombelli ha emesso ieri la sentenza per violenza sessuale: cinque anni e quattro mesi di reclusione, accogliendo quasi per intero le richieste dell’accusa. La Procura aveva infatti chiesto cinque anni e otto mesi di carcere per il professionista. Sorpresi gli avvocati difensori, Emiliano Rossi e Sergio Stravino, che erano subentrati ai colleghi cremonesi Simona Bracchi e Luisa Sangiovanni. "Abbiamo perso una battaglia, non la guerra. Attendo il dispositivo – precisa l’avvocato Stravino – e poi di certo faremo ricorso. Sono sicuro che le motivazioni riportate nella memoria difensiva prodotta a metà mese troveranno ascolto a Brescia, in Corte d’Appello".
Per via della condanna il medico resta agli arresti domiciliari, dove era stato relegato a marzo dopo l’interrogatorio del giudice. Si chiude così la prima parte di una vicenda dai lati oscuri. Il medico sessantatreenne, residente nella Bergamasca, ventitrè anni di professione senza una sbavatura, a gennaio si trovava in un’azienda cremasca per le visite del lavoro. Al termine del suo operato, cinque donne lo avevano accusato di essere andato oltre la professione e di averle abusate. Avevano sporto denuncia, descrivendo la violenza subita. L’esposto era stato raccolto e il medico interrogato dal giudice che ne aveva disposto gli arresti domiciliari per poi rinviare a giudizio il professionista.
Il medico aveva chiesto di essere processato con il rito abbreviato che consente, in caso di condanna, la riduzione della pena di un terzo. A luglio il processo era cominciato con le testimonianze in aula delle cinque accusatrici, che avevano ribadito quanto accaduto e sottolineato come il medico fosse andato ben oltre l’ambito di una visita di lavoro. Al momento di arrivare alla sentenza, in aula si era consumato un colpo di scena: l’accusato aveva ricusato i suoi due avvocati e ne aveva nominati altrettanti. I nuovi legali Rossi e Stravino avevano ottenuto dal giudice un rinvio per prepararsi e a metà ottobre avevano presentato una memoria difensiva per chiedere l’assoluzione del loro assistito. Ma il giudice lo ha condannato.