Soncino (Cremona) – “Peppino Fappani? Un eroe”. Non esita a definirlo in questo modo il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina, orgoglioso dell’atto di coraggio del suo concittadino. “Peppino ha dimostrato grande coraggio – dice il primo cittadino –, andando a soccorrere una persona che neppure conosceva e che aveva bisogno di aiuto. E per questo suo altruismo va ammirato”.
Peppino Fappani, 69 anni odontotecnico, domani avrà il via libera da parte dei medici dell’ospedale di Porto Ghalib, dove è ricoverato per le ferite riportate dall’assalto di uno squalo tigre che ha ucciso Gianluca Di Gioia, 48 anni, diplomatico romano in stanza in Francia e in vacanza a Marsa Alam da una decina di giorni. “Mio marito non era oltre la barriera corallina – afferma la moglie Laura Valcarenghi –. Si stava avvicinando al rif per fare snorkeling, come ogni giorno, quando ha sentito le grida di Gianluca Di Gioia. Ha pensato che fosse in preda a un malore ed è andato a soccorrerlo. Solo quando lo ha raggiunto ha visto le sue ferite e si è sentito mordere alla gamba dallo squalo”.
“I miei genitori – aggiunge la figlia Cristina – sono in vacanza a Marsa Alam dal giorno di Natale e la loro vacanza si doveva chiudere giovedì. Non sappiamo se per quella data potranno tornare. Tutto dipende dalle condizioni di mio papà, visto che è ancora in ospedale e sotto terapia antibiotica. Le sue ferite non sono gravi, ma c’è sempre il pericolo di infezione”.
C’è discordanza sulla vicenda che ha visto la morte del diplomatico italiano. Secondo l’autorità egiziana Di Gioia si sarebbe portato oltre la barriera corallina e lì sarebbe stato attaccato dallo squalo tigre, considerato uno degli squali più pericolosi per l’uomo a causa della sua imprevedibilità e aggressività, anche se gli attacchi documentati sono rari e in percentuale minori rispetto agli squali di altre specie. Tuttavia, gli egiziani hanno chiuso per due giorni il tratto di mare davanti alla spiaggia di Marsa Alam, dove è arrivato lo squalo e la procura di Qusayr ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per chiarire la vicenda.
Anche la procura di Roma avrebbe intenzione di indagare sull’episodio che ha visto la morte del diplomatico. “Lo spavento è stato tanto – conclude Cristina Fappani – ma come famiglia ci teniamo a chiarire che
mio padre non si è mai tuffato né tanto meno ha visto lo squalo prima di avvicinarsi. Se lo avesse notato avrebbe di sicuro agito diversamente, tornando a riva e allertando da lì i soccorsi”.