Cremona - La crudezza della morte. La tenerezza delle memorie. La lenta giornata di Cremona si consuma così, nel ricordo di Gianluca Vialli, della gloria sportiva e di una vita troppo breve. Il lutto cittadino. Bandiere a mezz’asta. Un minuto di silenzio a mezzogiorno, in Comune, negli uffici pubblici, nelle scuole. I negozi sono aperti, ma più d’uno abbassa le serrande.
Ci si ritrova in Corte Federico II del Comune. Il sindaco Gianluca Galimberti e il presidente del Consiglio comunale Paolo Carletti reggono una storica maglia della Cremonese, il numero è l’11, l’epoca sono gli indimenticabili anni Ottanta. Dalle cinque del pomeriggio fino alle undici di sera scorrono sulla facciata del Palazzo comunale le immagini del campione. Immagini tutte cremonesi, tranne quella dell’abbraccio fra Mancini e Vialli dopo la vittoria agli Europei.
Ma è la chiesa di Cristo Re il vero fulcro, il golfo mistico della giornata. La parrocchia, il campo dove un bambino minuscolo come Pollicino tirava calci sempre più sapienti al pallone. È commosso Giordano Nobile, presidente della Polisportiva Corona: "Era un ragazzo di Cristo Re e lo era rimasto. Nel necrologio ho scritto 'Non sarai mai solo. Sarai l’esempio per i nostri ragazzi'". Anche se Luca aveva giocato e allenato il Chelsea, ho parafrasato quello che cantano i tifosi del Liverpool: "Non camminerai mai solo". I trecento posti della piccola chiesa si riempiono in fretta, Arrivano i campioni, i compagni di squadra. Le apparizioni di Nicoletti (la grande stagione della promozione in A), Montorfano, Bencina, Finardi, Rizzardi, scaldano i cuori dei tifosi della Cremo. Roberto Bettega ricorda i baci di Vialli alla coppa dell’ultima Champions juventina, nel 1996. Ciro Ferrara, Alessio Tacchinardi, Fabrizio Ravanelli, Pietro Vierchowod e la Coppa dei Campioni sfuggita a lui e a Luca nella Samp e conquistata con la Juventus. Chicco Evani, Gianluca Pagliuca. Il presidente della Samp Marco Lanna, Mannini, Bonetti, Lombardo. "L’ho sentito per l’ultima volta - dice Attilio Lombardo - il 29 dicembre. Era stanco, ma è riuscito lo stesso a essere simpatico. Da quando viveva a Londra ci si vedeva di meno, ma si è amici per sempre, anche stando lontani".
Sui gradini dell’altare, dove è ancora allestito il presepe, sono disposte le maglie della Cremonese, della Samp, della nazionale, quella giallo e blu della Juventus di Champions. Il sindaco. L’imprenditore Giovanni Arvedi, patron della Cremo. L’assessore regionale Guido Bertolaso. I fratelli di Vialli, Nino, Marco, Maffo, entrano con moglie e nipoti, accompagnati dai ragazzi della Primavera della squadra grigiorossa e dal gruppo degli Zjg, consorteria storica di amici dei Vialli. La sorella Mila è rimasta accanto al padre Gianfranco e alla madre Maria Teresa. È stata lei, mamma Marioli a volere la messa di suffragio nella sua città. Lei che un mese fa, con tutta la forza dei suoi 87 anni, era volata a Londra dal figlio, il piccolo di casa, che si era aggravato.
"Com’è bello - sottolinea nell’omelia il vescovo Antonio Napolioni - che un uomo abbia saputo giocare non solo partite di campionato ma anche quella dell’esistenza, soprattutto, quando l’esistenza si era fatta dura. Credo che Gianluca dica ai ragazzi che praticano lo sport 'Seguitemi, ma fatelo non per i soldi, ma per la bellezza'. In questo periodo, davanti al poco tempo che aveva da vivere, il pensiero di Luca era cosa lasciare alle figlie e non solo. 'Ho poco tempo e voglio lasciarvi il maggior buon esempio possibile'. Grazie, Gianluca. Grazie, che testimoni le virtù di cui è fatta la tua gente". "Grazie Luca. Questa semplice frase penso possa essere condivisa da tutte quelle persone che in questo triste momento si sono strette intorno a te e alla tua famiglia".
Si emoziona, al microfono, Mario Montorfano, una vita da stopper grigiorosso, la memoria storica degli anni d’oro della Cremonese, epoca Luzzara, gli dà l’ultimo saluto. Il discorso se l’è scritto su un foglio. "Ci hai lasciato troppo presto. Il tuo indesiderato compagno di viaggio purtroppo non ti ha abbandonato, ma non è lui il vero vincitore di questa partita in A". La voce gli si strozza in gola, fatica a trattenere il pianto. "In ognuno di noi sono sicuro lascerai una traccia, un segno profondo di ricordi e di emozioni". Strappa un sorriso, quando racconta di Luca disordinato. "Non posso dimenticare, ad esempio, come lasciavi in disordine, talvolta la nostra camera nei lunghi ritiri estivi. Ma sono tante le emozioni genuine e spontanee che ci hai regalato". Un pianto, finalmente il pianto. Irrefrenabile. Sostenuto da un lungo, interminabile applauso.