Casale Cremasco (Cremona), 16 settembre 2022 - Un debito non onorato di (pare) 300mila euro. Questa potrebbe essere la causa scatenante che ha armato la mano di Domenico Gottardelli, facendolo arrivare ieri mattina in ditta, alla Classe A Energy di Casale Cremasco, con un fucile, per regolare definitivamente i conti con Fausto Gozzini, il titolare 61enne. L’omicidio è avvenuto sotto gli occhi della moglie e di uno dei due figli di Gozzini e di alcuni dipendenti. Stamane Gottardelli attende in carcere il magistrato.
Toccherà al Gip Elisa Mombelli chiedere al carcerato le motivazioni del suo insano gesto. Con lui ci sarà l’avvocato cremonese Santo Maugeri, che ne difende gli interessi. "Ho parlato con Gottardelli nel tardo pomeriggio di mercoledì – riferisce l’avvocato Maugeri – e lo incontrerò nuovamente un’ora prima dell’udienza nel carcere di Cremona, per concordare la linea difensiva. Il mio assistito mercoledì si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è apparso molto sereno, nonostante l’accaduto. Gli sono stati esposti gli elementi di prova riferiti a quanto successo: sono la presenza della moglie e del figlio di Gozzini al momento del fatto e le immagini di una telecamera dell’azienda che lo inquadra mentre imbraccia una custodia, apparentemente con dentro un fucile".
In merito alle motivazioni che hanno spinto Domenico Gottardelli a sparare, l’avvocato Santo Maugeri spiega: "Le motivazioni esatte emergeranno probabilmente domani mattina durante l’udienza. Il motivo del gesto è sicuramente legato a un argomento economico e non a una lite per altre ragioni". Gottardelli, 78 anni, è un ex idraulico benestante che vive in un cascinale riattato. Non ha alcun precedente di polizia, non ha problemi economici e spesso trascorreva periodi in Tunisia. Forse proprio in quel Paese ha conosciuto Gozzini, che gli avrebbe chiesto un prestito. Una volta consegnati i soldi, Gottardelli non è più riuscito a riottenerli: di lì la sua rabbia che lo ha spinto fino all’omicidio.
I carabinieri stanno cercando di capire come si sia procurato l’arma. La famiglia della vittima si fa rappresentare dall’avvocato bergamasco Emilio Gueli, il quale non parla dell’accaduto: "Invito i cronisti a indagare sull’assassino, non sulla vittima", il suo scarno intervento. Per quel che si sa, Fausto Gozzini aveva un passato non proprio immacolato, visto che aveva avuto qualche incaglio con la giustizia e una condanna per bancarotta fraudolenta che gli era costata una permanenza in carcere per qualche tempo.