PIERGIORGIO RUGGERI
Cronaca

L’incubo dei clochard a Crema: "Noi, bersaglio di una baby gang"

I senzatetto che trovano un giaciglio in viale Santa Maria minacciati, insultati e presi a sassate

Qualcuno degli homeless è stato anche aggredito ed è finito al Pronto soccorso. È il racconto del gruppetto al quale ha dato voce il maestro Alex Corlazzoli

Qualcuno degli homeless è stato anche aggredito ed è finito al Pronto soccorso. È il racconto del gruppetto al quale ha dato voce il maestro Alex Corlazzoli

Crema, 14 luglio 2024 –  Senza casa. Sono una trentina i senzatetto che non hanno dove dormire, mangiare, lavarsi. Un piccolo gruppo silenzioso, che sta ai margini della società e che nessuno vede né tantomeno vuole aiutare. A cominciare da chi invece dovrebbe farlo. Vuoi per difficoltà, vuoi per mancanza di fiducia da ambo le parti, i problemi restano insoluti. E tutti in capo ai più fragili.

Adesso però qualcuno ha rotto il silenzio. Con la regìa di Alex Corlazzoli, maestro e giornalista che ha portato in piazza Duomo quattro homeless a raccontare la loro storia e gli enormi problemi quotidiani, esigenze primarie eppure così difficili da soddisfare. Mangiare è possibile alla Caritas o grazie a qualcuno che dà una mano. Lavarsi diventa difficile perché alla Caritas c’è una doccia sola e in fila sono in tanti. Una volta c’erano le docce pubbliche vicino allo Zurla, chiuse però da tempo. Per dormire da novembre ad aprile c’è il rifugio San Martino ma per gli altri sei mesi c’è l’ex ristorante Lo Scoglio, in viale Santa Maria.

Sono una trentina i clochard che lì trovano un giaciglio, ma da un po’ di tempo vengono bersagliati da una baby gang. "Sono quasi tutti stranieri – racconta Gianluca, 52 anni, geometra – Hanno rotto tutti i vetri, ci tirano sassi, ci minacciano e ci insultato. Qualcuno di noi è stato anche aggredito ed è dovuto ricorrere al Pronto soccorso". Gianluca ha una storia triste: "Sono geometra e avevo un lavoro. Un giorno ero fuori sede e mi hanno comunicato che mia mamma stava morendo. Sono corso al suo capezzale. Il contratto non mi è stato rinnovato, mia mamma è morta, ho dovuto lasciare la casa perché l’affitto era a suo nome e mi sono ritrovato per strada, così ogni volta che mi chiamano per un lavoro non posso dare una residenza e non mi assumono".

Con lui c’è Amedeo che dorme sotto i portici di piazza Duomo, su una panchina. Mangia grazie all’aiuto di qualcuno o passa alla Caritas dove, due volte la settimana, può fare una doccia. Anche lui ha avuto offerte di lavoro che sono state ritirate quando si è saputo che non aveva casa. Infine la coppia che la notte vive separata e di giorno vaga per la città, cercando qualcosa per mantenersi.

«Chiedo un po’ di attenzione per questa gente senza voce – conclude Alex Corlazzoli – Il Comune faccia in modo di dare loro una mano concreta, non solo parole".