P.G.R.
Cronaca

Odissea finita: il pelapatate non è un’arma

La storia incredibile di un giovane di 18 anni di Vailate. 33 mesi mesi prima di essere definitivamente assolto da un’accusa: porto di oggetto atto a offendere

L'avvocato Luca Avaldi

L'avvocato Luca Avaldi

Vailate (Cremona) – Quanto vale un pelapatate? Trentatré mesi di mal di pancia. È la storia incredibile di un giovane di 18 anni di Vailate che, ha dovuto passare tutti questi mesi prima di essere definitivamente assolto da un’accusa incredibile: porto di oggetto atto a offendere. La storia è questa. Tre dicembre 2021, sera tardi.

Una pattuglia dei carabinieri gira per Vailate e vede due ragazzi che chiacchierano a bordo strada e si ferma per un controllo. I due sono del paese, incensurati, mai fatto nulla di lontanamente sospetto. Uno dei due ha un marsupio e i militari ci guardano dentro e ci trovano un pelapatate. E’ il suo strumento di lavoro presso un ristorante, dove presta servizio, però senza un contratto regolare. Al ragazzo sale la paura di procurare un guaio al titolare e di venire di conseguenza cacciato e quindi non riesce a trovare una giustificazione per la presenza dell’oggetto da cucina.

I carabinieri lo identificano e lo denunciano per porto abusivo di arma atta a offendere. La denuncia viene trasmessa al pubblico ministero che invece di archiviarla, la manda avanti e chiede di mandare a processo il giovane. E, ancora una volta incredibilmente, il giudice accetta di processare il 18enne. E così, dopo trentatrè mesi, il ragazzo finisce in un’aula del tribunale, con un avvocato, Luca Avaldi (nella foto) , che ha dovuto assoldare per difendersi e finisce davanti al giudice. E ancora incredibilmente il Pm onorario chiede una condanna per il ragazzo a una multa di mille euro. Per fortuna la richiesta non viene accolta dal giudice che assolve il giovane per tenuità del fatto e lo manda libero. E il pelapatate? Ne è stata ordinata la distruzione.